Ucraina, mamma scrive i contatti dei familiari sulla schiena della figlia: «Lei è Vera, se muoio portatela dai parenti»

La donna, ora al sicuro insieme alla bambina, ha postato la foto diventata virale sui social

Mamma ucraina scrive un messaggio sulla schiena della figlia: «Lei è Vera, se muoio portatela dai parenti»
La guerra per i bambini in Ucraina era cominciata a inizio febbraio, quando mentre le truppe russe si ammassavano ai confini, le mamme gli cucivano sulle divise di...

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La guerra per i bambini in Ucraina era cominciata a inizio febbraio, quando mentre le truppe russe si ammassavano ai confini, le mamme gli cucivano sulle divise di scuola delle toppe con su scritto il gruppo sanguigno, in caso di bombardamenti. In quei giorni la possibilità che la Russia attaccasse era già forte, ma nessuno poteva immaginare la brutalità di quello che, dal 24 febbraio a oggi, è poi effettivamente successo.

Alle tante immagini di corpi ammassati in strada e di palazzi e case distrutte, si aggiungono quelle di vita quotidiana, squarciata dalla paura prima ancora che dai missili. L'ultima, angosciante, immagine l'ha pubblicata su Instagram una mamma. In foto c'è sua figlia, con il pannolino e i capelli biondi. Sulla schiena alcune scritte a penna: il suo nome e i numeri telefonici dei parenti. «Questa è Vera, se muoio portatela da loro», si legge. 

 

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La foto che racconta l'orrore della guerra

La foto risale all'inizio della guerra, ma la donna non aveva mai avuto il coraggio di pubblicarla. «Ho passato cinque minuti a cercare il pulsante "pubblica"», ha scritto. «Pensieri e sentimenti si accumulavano, ma non c'era la forza per pubblicarla. Ma dobbiamo parlarne», dice, conscia della potenza della sua foto, che deve entrare dritta nelle teste di chi deve mettere fine alla mattanza. «Abbiamo avuto una vita meravigliosa - continua -. Questa foto l'ho scattata il primo giorno di guerra. Scrivevo e le mani mi tremavano tantissimo. Ora le stesse informazioni ce l'ho su un foglio cucito in tasca. Per fortuna, adesso siamo al sicuro».

 

 

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Il Messaggero