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«OceanGate non ha impartito alcuna formazione sulla sicurezza ai passeggeri del suo sommergibile Titan». La rivelazione, raccolta da Insider, è di un giornalista, Arnie Weissmann, redattore capo di Travel Weekly. A maggio, su invito di OceanGate, Weissmann ha trascorso otto giorni sulla Polar Prince, la nave di appoggio del sottomarino che scendeva in profondità nell'Oceano per ragiungere il relitto del Titanic. A causa del maltempo in quel caso il viaggio venne annullato. OceanGate è la società che ha realizzato il minisottomarino e che organizzava le immersioni (ogni passeggero pagava un biglietto da 250 mila dollari). Il 18 giugno il Titan è però imploso durante una delle discese e cinque persone, tra cui l'amministratore delegato di OceanGate, sono morte.
Titan, la rivelazione di un passeggero (mancato)
Racconta Weissman: «Non c'era nessuna formazione specifica su cosa bisognasse fare in caso di emergenza.
Stockton Rush, il Ceo di OceanGate morto nell'implosione, aveva detto a un passeggero nel 2021 (il cameraman Brian Weed ) che gli aveva chiesto cosa fare in caso di emergenza: «Beh, sei morto comunque».
Gli ultimi minuti delle vittime
Intanto, si stanno diffondendo diverse versioni sugli ultimi minuti di vita dei cinque passeggeri prima dell'implosione del Titan. «I passeggeri a bordo del sommergibile hanno trascorso i loro ultimi momenti ascoltando musica nell'oscurità e osservando le creature marine nel profondo dell'oceano» ha scritto il quotidiano britannico Independent.
L'esperto di sottomarini spagnolo, José Luis Martín, al portale online Nius, ha spiegato che secondo lui i passeggeri del Titan hanno avuto un minuto di tempo prima dell'implosione per rendersi conto della tragedia che stava avvenendo: il sommergibile potrebbe aver perso stabilità a causa di un guasto elettrico, che lo ha lasciato senza propulsione, facendolo precipitare verso il fondo del mare «come una freccia, verticalmente», con l'oblò rivolto verso il basso e i passeggeri ammucchiati l'uno sull'altro a prua. Gli occupanti, è la tesi di Martin, hanno vissuto l'ultimo minuto da incubo, «come un film dell'orrore» durante la caduta libera per circa 1700 metri, da circa 3.000 piedi fino a 5.600 piedi, dove poi «è scoppiato come un pallone» a causa dell'implosione provocata dal rapido cambiamento di pressione.
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Il Messaggero