Studentessa modello di 26 anni si uccide: era perseguita da colleghi bulli per il suo accento

Studentessa modello di 26 anni si uccide: era perseguita da colleghi bulli per il suo accento
Jessica Small era una studentessa modello di antropologia. Aveva 26 anni, e chiunque l’avesse conosciuta non poteva non accorgersi di quanto fosse eccezionale. Ma dentro la...

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Jessica Small era una studentessa modello di antropologia. Aveva 26 anni, e chiunque l’avesse conosciuta non poteva non accorgersi di quanto fosse eccezionale. Ma dentro la sua mente un tarlo continuava a rosicchiare giorno dopo giorno parte della sua autostima. Un tarlo alimentato da quei bulli che la perseguitavano all’Università del Kent perché non era “abbastanza elegante e alla moda”. Parole che la facevano stare male e che non riusciva a mettere a tacere. E così lo scorso 11 ottobre Jessica ha deciso di farla finita: si è impiccata nella sua casa di Canterbury, dove è stata ritrovata dopo qualche giorno.


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La ragazza lottava da qualche tempo con l’ansia: sua madre Lesley ha raccontato che Jessica le aveva confessato che nel laboratorio nel quale faceva ricerca grazie alla prestigiosa borsa di studio che aveva vinto, l’ambiente era tossico. «Aveva davvero una bassa autostima - ha raccontato la donna - Si chiedeva se avrebbe dovuto finire il dottorato. Aveva le palpitazioni e sudava al punto da avere attacchi di panico. Mi disse che le persone nel suo laboratorio le avevano reso la vita un inferno. Il problema di fondo era che Jess aveva frequentato scuole statali, mentre tutti venivano da istituti privati. Non la consideravano abbastanza elegante e le mettevano pressione. Una volta mi ha raccontato che la deridevano per il suo accento e perché non era mai stata in vacanza in barca».
 
Come confermato durante l’udienza sulle cause della morte, Jess assumeva antidepressivi e stava seguendo una terapia cognitivo-comportamentale. «Sapevo che era in cura con antidepressivi - ha continuato Lesley - Se avesse avuto problemi reali me lo avrebbe detto. Jess non mi ha espresso alcun pensiero suicida. Avevamo intenzione di andare da lei a Canterbury. L'hotel era stato prenotato. Stava aspettando il Natale, che era il suo periodo dell'anno preferito».
 
Durante il suo periodo di dottorato aveva anche insegnato a studenti più giovani e si era rivelata essere un talento. Il suo supervisore, Chris Deter, ha detto: «Era una grande insegnante. Mi  piaceva molto lavorare con lei. Era molto brava con gli studenti e li portava a riflettere». Poi Jess è entrata in un tunnel dal quale non è più uscita. I colleghi si sono preoccupati quando non si è presentata per diversi giorni all’Università e alla fine hanno contattato la famiglia ad High Wycombe. I genitori hanno telefonato alla polizia, che ha fatto irruzione nell'appartamento di Jess dove l’hanno trovata morta. Si era impiccata senza lasciare un messaggio d’addio.

Il coroner Eileen Sproson ha dichiarato: «Sebbene non ci fosse una lettera d’addio, ogni evidenza mi porta a concludere che si è trattato di un atto deliberato. Per questi motivi concludo che Jessica sia morta per suicidio».
 

«All’università siamo rattristati dalla morte della dottoressa Jessica Small – ha detto un portavoce - Jess era una studentessa eccellente ed era un’assistente con eccezionali capacità di insegnamento. L'università, con il sostegno della sua famiglia, sta lavorando alla creazione di un premio per l'insegnamento in sua memoria».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero