Pedro Sanchez ha gettato la spugna dopo meno di mille giorni al governo e ha convocato nuove elezioni politiche, le terze in poco più di tre anni, per il prossimo 28...
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Di primo mattino l'annuncio del premier socialista, in una dichiarazione istituzionale dalla Moncloa di aver comunicato a re Felipe VI la decisione di sciogliere le Cortes. Il leader ha riconosciuto che, dopo la bocciatura della finanziaria decretata dai voti dei partiti indipendentisti Erc e PDeCat, uniti a quelli dei conservatori Pp e Ciudadanos, era impossibile proseguire. «La scelta era continuare a governare con una legge di bilancio che non è nostra e non risponde alle esigenze sociali del Paese, oppure impegnare tutti gli sforzi e l'energia collettiva nelle grandi trasformazioni che vogliamo», ha detto. «Fra l'immobilismo o convocare le urne, ho scelto di dare la parola agli spagnoli», ha aggiunto difendendo i suoi 8 mesi e accusando «le destre» -ritratte nella foto della manifestazione di Pp, Ciudadanos e Vox, domenica scorsa a Madrid - di «slealtà» e di creare «un clima di tensione permanente». E ha ribadito che non rinuncerà al dialogo con gli indipendentisti «sempre nell'ambito della Costituzione».
Pedro "El Guapo", che proprio in questi giorni manda in libreria il suo "Manual de resistencia", dal titolo profetico, è convinto di poter tornare al timone. Dai primi passi politici, la sua traiettoria è stata un surfing fra la cresta dei successi e gli abissi dei fallimenti. È risorto dalle ceneri quando, espulso dalla direzione del Psoe, ha vinto le primarie puntando sulla indignazione dei militanti contro l'establishment del partito. Poi, l'approdo a sorpresa alla Moncloa, lo scorso giugno, con la mozione di censura a Mariano Rajoy, sostenuta da Podemos e dai partiti nazionalisti baschi e ai catalani.
Come il predecessore conservatore, accusato di immobilismo, Sanchez è caduto sulla questione catalana, dopo il rifiuto di trattare il diritto all'autodeterminazione, in cambio del voto sovranista sulla legge di bilancio. E ora spera di sfruttare nelle urne la spinta dell'indignazione dei tanti spagnoli che auspicano una soluzione pacifica e negoziata con la regione ribelle, rispetto al «blocco del 155», formato dal Pp, Ciudadanos e il partito della destra radicale Vox, che reclamano la sospensione dell' autonomia catalana.
Tuttavia, i sondaggi prevedono un quadro molto frammentario, con il Psoe vincente, ma in un testa a testa con i Popolari e in minoranza rispetto al blocco di destra, Pp, Ciudadanos e Vox, in netto vantaggio se si presentassero uniti, come hanno già fatto in Andalusia.
Il Messaggero