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BARCELLONA “Un militante deve stare dov’è più utile in ogni momento. La destra si ferma con una candidatura forte e con carattere. Madrid ha bisogno di un governo di sinistra e credo di poter essere utile aiutando a vincerlo e a guidarlo”: annuncia così Pablo Iglesias, nella tarda mattinata di oggi in un messaggio sui social di oltre otto minuti, le sue dimissioni da vice-presidente del governo spagnolo e la sua candidatura a presidente della Comunità di Madrid nelle elezioni convocate per il prossimo 4 maggio. Indette la scorsa settimana dalla presidente della Comunità, la popolare Isabel Díaz Ayuso e che il tribunale spagnolo ha confermato solo domenica, facendo venir meno l’ipotesi di mettere ai voti la mozione di sfiducia presentata dai socialisti madrileni insieme a Más Madrid, la formazione di Íñigo Errejón.
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Ayuso ha interrotto la legislatura anticipatamente, dopo aver fatto fuori Ciudadanos dalla coalizione di governo, per prevenirlo da possibili volta-faccia, come è stato tentato nella Comunità di Murcia dalla formazione arancione, in alleanza con il Psoe, contro il presidente del PP.
Iglesias quindi, dopo 14 mesi di vicepresidenza nel governo spagnolo, decide di rinunciare all’incarico per gettarsi senza rete nella competizione elettorale più difficile. E’ una scelta che probabilmente ha a che vedere con lo sviluppo della sua carriera futura, con la conclusione di un ciclo di leadership discussa nel partito ma sempre confermata anche a costo di fare a meno di tanti compagni di viaggio. E, dando fede della sua velocità di reazione, approfitta delle dimissioni per passare il testimone a una nuova leadership tutta femminile, che nel frattempo è cresciuta all’interno della formazione viola: a succederlo nell’incarico di vice-presidente del governo indica la ministra del Lavoro Yolanda Díaz, la comunista che fa gli accordi con le parti sociali, molto apprezzata dalla sinistra tutta e dal Psoe. La segnala come futura candidata di Unidas Podemos a presidente del governo nelle future elezioni politiche. E propone come ministra dei Diritti Sociali Ione Belarra, sottosegretaria di Agenda 2030. Pedro Sánchez, dalla Francia dov’è riunito col presidente Macron in un vertice bilaterale, riconosce a Iglesias il lavoro fatto al fronte del ministero, afferma di avere “la migliore delle opinioni sulla ministra Yolanda Díaz” e rassicura l’alleato di governo di avere “rispetto per gli accordi di coalizione”. Ayuso, beffarda, commenta: “Ora dovrò cambiare lo slogan di campagna da "socialismo o libertà" a "comunismo o libertà". E la Spagna è in debito con me, perché sono riuscita a liberare il governo spagnolo da Iglesias”.
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Il Messaggero