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I soldati russi colpiti dagli anti-tank portatili Javelin li vedi uscire dai carri armati e disperdersi, semplicemente, nella boscaglia. Questo osservano dai satelliti gli americani del Pentagono e calcolano il numero di perdite tra le forze di occupazione sulla base di quanto succede a un tank centrato da un missile. Settemila sarebbero i morti russi in venti giorni, stando a report citati dal New York Times, i feriti tra gli 11mila e i 14mila. Pari in tutto al 10 per cento delle forze in campo all'inizio dell'invasione.
I RINFORZI
Concordi i servizi, dai britannici agli americani, sia il Pentagono e i think tank come l'Institute for the study of war, che rilancia la notizia di fonte ucraina dell'uccisione in combattimento, sul fronte sud di Mariupol, del quarto generale russo, il comandante della 150a Divisione motorizzata.
Un segnale, questo, della necessità per gli alti ufficiali di Mosca di avvicinarsi alla prima linea per compensare la carente catena di controllo e comando. Per non parlare delle difficoltà logistiche, la lunghezza delle linee di rifornimento e la necessità di portare cibo, vettovaglie e pezzi di ricambio. Ma il problema forse più grave è emerso fin dai primi giorni dell'invasione: l'impossibilità per Putin di programmare il ricambio dei soldati. Molti fra i prigionieri dagli ucraini, inclusi i nove rilasciati in cambio del sindaco di Melitopol sequestrato dai russi, sono coscritti di leva poco più che diciottenni, inviati al fronte in violazione della legge russa che prescrive di non mandare a combattere chi non abbiano ricevuto almeno quattro mesi di addestramento.
Kharkiv, alle cinque della sera cala l’orrore. «I russi sono puntuali»
FASE DI STALLO
Un altro drammatico problema per i russi è il basso morale delle truppe, in una situazione che i servizi britannici descrivono «largamente in fase di stallo» e con perdite (7.000 in venti giorni) pari al numero di marines americani caduti per Iwo Jima nella Seconda guerra mondiale e superiori agli americani uccisi in vent'anni in Afghanistan. In un briefing online per giornalisti romeni, il vicesegretario generale della Nato, Mircea Geoana, dice di non prevedere rischi per la sicurezza degli alleati, dato che «il 75 per cento delle forze russe sono bloccate in Ucraina e subiscono enormi perdite». Unanimi le fonti occidentali. Nessun avanzamento a nordovest di Kiev, dove i pochi tentativi di forzare le linee sono falliti, nessun tentativo invece a nordest, zero progressi a est, a Kharkiv. Piccoli passi avanti si registrano attorno a Mariupol. Ma ovunque i russi non controllano le città e per camuffare gli insuccessi sul terreno scatenano raid aerei e bombardamenti d'artiglieria, pure su bersagli civili. Molte le vittime, anche per il margine più alto di errore dovuto all'uso da parte russa, secondo i servizi britannici, di armi e munizioni «obsolete, militarmente meno efficaci».
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Il Messaggero