La Corea del Sud ha deciso di non estenderà il patto sullo scambio di informazioni militari con il Giappone non essendo più in linea con gli «interessi...
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La rottura è maturata malgrado gli sforzi di Washington, da ultimo con l'inviato speciale americano sul nucleare del Nord, Stephen Biegun, in missione ieri nella capitale della Corea del Sud. Gli Usa incoraggiano però le parti a «ricomporre le divergenze», ha affermato il portavoce del Pentagono, Dave Eastburn: «Noi tutti siamo più forti e il Nordest asiatico è più sicuro quando Usa, Giappone e Corea del Sud lavorano insieme con solidarietà e amicizia. Lo scambio di intelligence è vitale per lo sviluppo delle nostre comuni politiche e strategie di difesa». Mentre il Giappone ha definito «estremamente spiacevole» la mossa di Seul, anticipando che sarebbe stata inoltrata una protesta formale.
Il patto era uno dei mezzi di cooperazione siglato a novembre del 2016 per meglio affrontare le minacce regionali, a partire dalle intemperanze di Pyongyang, tra test di missili nucleari e l'attivismo di Paesi come Cina e Russia. L'accordo, noto come General Security of Military Information Agreement, è l'ultimo passo del peggioramento delle relazioni diplomatiche partito dalle vecchie questioni mai risolte sul periodo dell'occupazione militare di Tokyo della penisola coreana e della fase bellica. Il contenzioso è partito dalle compensazioni ai sudcoreani costretti a lavorare nelle fabbriche nipponiche. I tribunali del Sud hanno cominciato a porre sotto sequestro i beni nel Paese delle aziende giapponesi coinvolte.
Tokyo, di riflesso, ha proposto a maggio di formare un collegio arbitrale: al rifiuto, è scattato lo stop all'export di materiali sensibili al Sud per produrre semiconduttori e display, dando il via alla rottura della catena di produzione e distribuzione nipponico-coreano che è l'architrave economica in Estremo oriente e non solo.
Il Messaggero