L'’esercito dei volontari è stato cruciale ieri nei caucus del Nevada per catapultare il senatore Bernie Sanders nella posizione di front runner. Pur mentre si...
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Il #MeToo rischia di affossare Bloomberg e la sua campagna elettorale
I volontari per Bernie hanno portato la gente anziana ai seggi, hanno fatto da baby sitter ai bambini per permettere alle mamme e ai papà di andare a votare, hanno preparato pasti e aiutato in mille modi. Bernie si è così aggiudicato un’alta affluenza ai caucus, ed è riuscito ad affermarsi con un percentuale maggiore che nell’Iowa e nel New Hampshire, dove ha ricevuto rispettivamente il 26,5 e il 25,7 per cento. E tuttavia, mentre esce dalla tenzone del Nevada con l’etichetta di “front runner”, Bernie non può non vedere che la maggioranza dei voti ancora non va a lui, ma agli esponenti dell’ala centrista e moderata. Ala che però rimane frazionata fra vari candidati.
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E inoltre ancora non abbiamo visto come sarebbe la performance di Michael Bloomberg, che apparirà nelle schede solo nel Super Tuesday del 3 marzo. Dunque abbiamo un front runner ma non ancora forte e imbattibile. E si può star certi che il partito adesso spingerà perché i più deboli nell’ala moderata si ritirino, in modo che il voto centrista si agglutini intorno a un unico candidato. Il secondo posto di Biden rimette il suo nome in pista per questo ruolo. Ma aspettiamo a vedere come farà esattamente fra una settimana, al voto della Carolina del sud, lo Stato dove la forte presenza di afro-americani dovrebbe in teoria giocare a suo favore.
Trump irridente. «Sembra che il pazzo Bernie» Sanders «abbia fatto bene in Nevada. Biden e gli altri sono deboli e non c'è possibilità che mini-Mike Bloomberg possa rilanciare la sua campagna dopo la peggiore perfomance della storia in un dibattito presidenziale. Congratulazioni Bernie, e non ti far strappare» la vittoria. Lo twitta Donald Trump alludendo alla possibilità che i democratici, come accaduto nel 2016, possano strappare la nomination a Sanders.
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Il Messaggero