Madre condivide una foto della figlia down, l'immagine fa impazzire il web: la 15enne diventa modella

Madre condivide una foto della figlia down, l'immagine fa impazzire il web: la 15enne diventa modella
Era cominciato tutto quasi per gioco: Rubi Traebert aveva pubblicato su Facebook una bella foto della figlia 15enne, Georgia, affetta dalla sindrome di Down, così come...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Era cominciato tutto quasi per gioco: Rubi Traebert aveva pubblicato su Facebook una bella foto della figlia 15enne, Georgia, affetta dalla sindrome di Down, così come fanno tante altre mamme orgogliose delle proprie ragazze. Un'immagine solare e vitale che ritraeva il carattere di Georgia, aperto e socievole, postata anche per ispirare e incoraggiare altri bambini con la stessa sindrome. Quello che è accaduto dopo non se lo sarebbe aspettato nessuno: la foto è talmente piaciuta da raccogliere migliaia di like e oltre 50mila follower, attirando anche l'attenzione di cinque agenzie di modelle che hanno assicurato alla ragazza vari lavori per notissimi brand brasiliani del settore della moda e del lusso. 


Modella sfigurata dalle cure anti-cancro, il fidanzato la lascia via Fb prima delle nozze

Rubia Traebert, 44enne brasiliana di Curitiba, e suo marito Herman hanno vissuto a Boston fino al 2003, quando lei restò incinta: a quel punto tornarono in Brasile per far nascere lì la bimba e stare vicini alla famiglia. Georgia nacque a novembre 2003 e subito dopo le furono  diagnosticate la sindrome di Down e una malattia cardiaca per la quale, a soli cinque mesi, subì un intervento al cuore. «Durante la gravidanza tutti gli esami prenatali si erano rivelati positivi, non avevamo la minima idea che avrebbe avuto la sindrome di Down - racconta Rubia - Naturalmente, all'inizio è stato uno choc: confesso che nei primi momenti ho provato tristezza e insicurezza, ma l'abbiamo amata da subito. Georgia è adorabile, ama la  vita ed è sempre stata grata ogni giorno per tutto quello che aveva, e oggi è felice ancor di più per il successo che ha ottenuto. Dovremmo essere tutti come lei: grati per le nostre vite, piuttosto che lamentarci. Nei primi anni ha dovuto cambiare scuola molte volte: era difficile per mia figlia trovare amici, soprattutto perché le ragazze della sua età non avevano "pazienza" con lei a causa dei suoi ritardi di sviluppo». 
 

«Amici e parenti ci dicono che siamo due guerriere e che serviamo da esempio per molte madri e bambini con bisogni speciali. La parte più difficile di tutto questo è quando certe persone pubblicano commenti in cui dicono che il successo di Georgia è dovuto ai suoi capelli biondi e agli occhi azzurri. Ma il motivo è un altro: lei è una ragazzina molto gentile e molto talentuosa, altrimenti non sarebbe arrivata così lontano».


«Oggi - continua Rubia - dopo il successo che ha ottenuto sui social, è circondata da ragazze che le chiedono della sua carriera e del suo lavoro: aver avviato una carriera l'ha aiutata molto nell'accrescere in lei fiducia e senso di autostima. Quello che ha veramente funzionato sono stati i suoi profili Instagram e Facebook, è così che è diventata famosa in tutto il mondo. Oggi è quotata in cinque agenzie di modelle, ha appena fatto uno spot per un famoso marchio brasiliano e ha anche posato per uno dei più grandi designer di gioielli del Brasile. Il suo più grande sogno è diventare attrice o cantante, ma anche modella. Per ora sta seguendo corsi di recitazione e canto, poi si vedrà. La cosa più importante è che mia figlia abbia una vita piena».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero