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L’interrogativo che tutti si pongono, adesso che Putin ha conquistato il suo quinto mandato, è chi sarà il primo ministro. E la ragione è semplice: se dovesse morire o comunque perdere lo scettro, a succedergli secondo la Costituzione sarebbe il capo del governo, che lui stesso avrà scelto. Ed ecco allora che si affacciano ipotesi sui quattro cavalieri dell’apocalisse, il poker d’assi, gli uomini che potrebbero ereditare la corona dello Zar.
Il poker d'assi
C’è, naturalmente, la possibilità che Putin confermi il premier attuale. Mikhail Mishustin, il Tecnocrate, che ha servito impeccabilmente la causa della Russia in tempo di guerra, resistendo alle sanzioni occidentali, tenendo i conti a posto, in riga la società e favorendo la conversione di un’economia di esportazioni energetiche verso una vera e propria economia di guerra. Mishustin ha soltanto lo svantaggio (o vantaggio?) di non essere coinvolto nella retorica bellica. È l’altissimo burocrate che a testa bassa garantisce la saldezza dello Stato e lavora in silenzio, invisibile, riportando direttamente al leader.
Le sorprese
Tra gli outsider, spunta il nome di un economista e banchiere consigliere di Putin, il 41enne Maksim Oreshkin. E conta pure il mondo militare e dei servizi. Qui spicca, per l’amicizia che lo lega allo Zar, Alexei Dyumin, ex capo-scorta che la vulgata vuole gli abbia salvato la vita da un orso, altissimo dirigente dei servizi. E, ancora, vanno almeno citati il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, pure lui come Mishustin poco presente nei media sulla guerra, e l’ex presidente Dmitry Medvedev, che al contrario non fa passare giorno senza sparare sanguinose filippiche ultranazionaliste “da gangster”. A caccia di una visibilità che aveva perduto, cadendo in disgrazia, secondo alcuni tra i fumi dell’alcol. Limitando a quattro i cavalieri e il poker d’assi: Kiriyenko, Mishustin, Patrushev Jr. e Dyumin.
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