Il cardinale Parolin: «Crimini di guerra? Non ho elementi per definire così i bombardamenti russi, ma sono atti inaccettabili»

Città del Vaticano – La definizione “crimini di guerra” per definire i bombardamenti russi in Ucraina, non viene usata in Vaticano. Il motivo lo...

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Città del Vaticano – La definizione “crimini di guerra” per definire i bombardamenti russi in Ucraina, non viene usata in Vaticano. Il motivo lo spiega il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. «Si tratta di un concetto giuridico. Per usarlo bisogna che vi siano determinate condizioni ma al momento io non ho tutti gli elementi per arrivare a una conclusione del genere». Tuttavia il cardinale Parolin denuncia con forza che si tratta di «atti inaccettabili che gridano vendetta al cospetto di Dio e dell'umanità perché bombardare persone civili e inermi è fuori da ogni logica, una condanna totale». Il cardinale si sofferma così a commentare le ultime vicende belliche mentre esce dalla basilica di Santa Maria Maggiore dove ha appena celebrato una messa per la festa nazionale spagnola.

Il quadro che rivela ai giornalisti, dopo il suo colloquio a New York con il ministro degli esteri russo Lavrov è sconfortante. «Non ci sono stati sviluppi. Noi abbiamo rinnovato la nostra disponibilità a favorire il dialogo ma finora non c'è stata alcuna possibilità di tradurla in qualcosa di più concreto. Mi pare che sia al momento sia la difficoltà di tutti. Io sento moltissime persone e istituzioni che vorrebbero fare qualcosa. Speriamo che arrivi il momento che si possa fermare la guerra, arrivare a un cessate il fuoco e poi parlare». Il segretario di Stato vaticano insiste nel mettere in evidenza che «occorre trovare un accordo e spero che possa arrivare il prima possibile. La guerra deve finire». 

Quanto all'incontro ipotizzato tra Putin e Biden lo ritiene importante. “Gli americani possono svolgere un ruolo. E la fine della guerra passa attraverso questo dialogo”. Infine una riflessione sulle manifestazioni di pace che si stanno moltiplicando sotto varie bandiere. «Naturalmente non è che noi aderiamo evidentemente a queste iniziative», sembra che «ognuno vuole fare un pò il protagonista è già questo è un segno che la pace non c'è perché quando c'è la pace c'è anche unità. Io spero - ha aggiunto - che queste cose non impediscano o non ostacolino la pace e che ci si incontri, si lavori tutti insieme. Questa è la condizione fondamentale, che ognuno non vada per la sua strada»


 


 

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Il Messaggero