Olimpiadi 2012, la denuncia del Daily Mail: «Sostanza segreta testata sugli atleti»

Olimpiadi 2012, la denuncia del Daily Mail: «Sostanza segreta testata sugli atleti»
Atleti come cavie, più o meno spontanee, per testare una sostanza sperimentale, nell'ambito di un progetto segreto condotto dal Comitato Olimpico britannico, nella...

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Atleti come cavie, più o meno spontanee, per testare una sostanza sperimentale, nell'ambito di un progetto segreto condotto dal Comitato Olimpico britannico, nella più assoluta segretezza, alla vigilia delle Olimpiadi 2012. Una sperimentazione con l'obiettivo dichiarato di migliorare le prestazioni degli atleti di casa, senza finire nelle maglie dei controlli anti-doping.


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È questa la denuncia choc del Daily Mail, che è venuto in possesso della documentazione che gli atleti erano stati costretti a sottoscrivere: vere e proprie liberatorie per impedire loro di parlare, scaricando interamente sugli stessi l'esito della sperimentazioni qualora fossero subentrati inattesi problemi. Sarebbero stati 91 i nazionali britannici, di otto sport olimpici, coinvolti nel progetto, che consisteva nell'assunzione di una bevanda energizzante, il DeltaG. Sviluppata dall'università di Oxford, la sostanza è una versione sintetica di un acido corporeo naturale, i chetoni, originariamente realizzata con fondi del Dipartimento della Difesa americano per le forze speciali, per garantire loro maggiore forza e resistenza.

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La UK Sport, l'agenzia governativa responsabile del finanziamento dello sport olimpico e paralimpico nel Regno Unito, consapevole della delicatezza della sperimentazione, aveva preparato un «foglio informativo per i partecipanti» per spiegarne i rischi: «UK Sport non garantisce, ma promette e assicura che l'uso della bevanda chetonica è assolutamente conforme al codice antidoping mondiale, e quindi declina ogni responsabilità. La chetosi è uno stato fisiologico temporaneo e sarebbe difficile da dimostrare o testare con qualsiasi campione post-evento».

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Secondo recenti studi l'uso di chetoni, frequente anche nelle diete dimagranti, può migliorare le prestazioni fino al 15%: per il momento non rientrano nella lista delle sostanze dopanti, ma c'è un comunque un acceso dibattito sulla sua liceità. E la stessa Uk è intervenuta a parare i colpi, precisando che «nessun progetto è stato finanziato per migliorare la prestazione dei nostri atleti a scapito della loro salute», e che tutto era stato fatto in linea con le normative dell'Agenzia mondiale antidoping
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Il Messaggero