Si chiude il sipario su uno degli ultimi boia del XX secolo. È morto a 93 anni Noun Chea, ideologo dei Khmer Rossi: sotto la sua regia il regime comunista di Pol Pot negli...
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I Khmer Rossi immaginarono la nascita di una società marxista completamente agricola, ma gli esiti furono disastrosi: in 4 anni morirono circa 1,7 milioni di persone, un quarto della popolazione. Per fame e malattie, a causa dell'estrema povertà dell'economia, ma anche perché piegati dallo sfibrante lavoro nei campi. Quanto a Nuon Chea, concepì una vera e propria macchina di morte con esecuzioni, torture e purghe per i presunti «intellettuali» (spesso bastava che portassero gli occhiali per definirli così) che non avevano diritto a fare parte della nuova Cambogia. Il 'Fratello numero 2' era stato arrestato nel 2007 insieme ad altri leader del regime sopravvissuti. E giudicato colpevole di crimini contro l'umanità, e successivamente per genocidio, dai tribunali dell'Onu. Alla sbarra, il vecchio e malandato leader si era difeso affermando che il regime non era responsabile di alcuna atrocità. E che nelle fosse comuni rinvenute dopo la caduta dei Khmer Rossi, nel '79, c'erano i corpi delle persone uccise dai vietnamiti, un tempo loro alleati.
Quindi, aveva invitato le «nuove generazioni a non fraintendere la storia, perché non eravamo cattivi né criminali». Peccato che in un pluripremiato documentario del 2009 «Enemies of the People», del giornalista cambogiano Thet Sambath (che perse i suoi familiari sotto il regime), Noun Chea aveva mostrato il suo vero volto: seduto a un tavolo nella sua modesta casa di legno, era stato immortalato mentre spiegava con calma al regista che i Khmer Rossi avevano ucciso i traditori se non potevano essere «rieducati» o «corretti». «Se li avessimo lasciati vivere, la linea del partito sarebbe stata deviata. Erano nemici del popolo», era stata la sua giustificazione. Negli ultimi anni della sua vita, tra l'altro, Nuon Chea si era convertito al buddismo: quasi una beffa per un uomo ai vertici di un regime che aveva abolito la religione e trasformato i monasteri buddisti in siti per le torture e le esecuzioni.
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Il Messaggero