PARIGI «C'est glauque, c'est trop glauque, c'est glauque». Glauque è come i ragazzi francesi dicono terribile, triste, brutto. Il ragazzo ha una...
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LA CALCA
Quello che fa più impressione, a questa calca silenziosa che continua a riempire i bordi del fiume, sulla rive gauche e sulla rive droite, e i ponti, e i marciapiedi, non sono soltanto le fiamme, è quel buco nel cielo di Parigi. Non era mai stato vuoto lì, c'era quella freccia nera, appuntita, un po' insolente, una silhouette che si intravede sempre a sorpresa, dalla finestra di una chambre de bonne, dall'angolo della rue du Temple, alzando il naso sulla rue Saint Jacques. Quella punta che dice dove sta il centro di Parigi è stata prima ridotta a uno scheletro dalle fiamme e poi è venuta giù, come un disegno di cartone. «Come le torri gemelle» dice qualcuno. «Non c'è più niente, non c'è più niente» mormora una signora. Impossibile farle dire il nome. Non che voglia l'anonimato, è che non ce la fa a dire altro, solo: «Non c'è più niente». E' scesa di casa senza giacca, con le chiavi in mano. Abita sull'ile Saint Louis. La sagoma pietrosa della cattedrale, che cambia colore col cambiare del tempo, e quella guglia nera che si conficca nel cielo, inconfondibile, deve averle scolpite nello sguardo come la faccia di una persona cara.
Questo sembra la folla che circonda da vicino e da lontano la sua cattedrale: i parenti e gli amici riuniti al funerale di una persona cara. Impressiona il silenzio. Parlano sotto voce. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero