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Riceviamo da Garen Nazarian, il rappresentante diplomatico dell'Armenia presso la Santa Sede.
«Oggi le popolazioni dell'Armenia e del Nagorno Karabakh si trovano ad affrontare sfide senza precedenti che continuano a minacciare la stabilità e la sicurezza della nostra regione e che sono state perfettamente sintetizzate nei recenti appelli lanciati da leader e parlamenti mondiali. In particolare Papa Francesco nei messaggi del 18 dicembre 2022 e del 9 e 29 gennaio scorsi ha chiesto il rilascio dei prigionieri di guerra armeni e dei civili detenuti in Azerbaijan e la revoca del blocco del corridoio di Lachin. Queste voci forti si sono sentite in Armenia e nel Nagorno-Karabakh e spero siano state sentite e ascoltate anche a Baku».
«In tale contesto, gli appelli forti e mirati della comunità internazionale, ivi compresi i media, sono davvero importanti.
«In questo preciso momento, la popolazione del Nagorno-Karabakh rimane sotto un assedio disumano a causa del blocco illegale del corridoio Lachin, l'ancora di salvezza, l'unica strada che collega il Nagorno-Karabakh con l'Armenia. Creando condizioni di vita insopportabili, l'Azerbaijan mira a costringere la popolazione del Nagorno-Karabakh a lasciare le case e le terre ancestrali. La recente dichiarazione del Presidente dell'Azerbaijan che suggerisce la deportazione di quegli armeni che non vogliono diventare cittadini dell'Azerbaijan viene a dimostrare ancora una volta la loro intenzione di pulizia etnica».
«Poiché la crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh sta peggiorando di giorno in giorno, si rende necessario l'intervento immediato della comunità internazionale per garantire un accesso umanitario senza ostacoli al Nagorno-Karabakh da parte degli organi competenti delle Nazioni Unite. Non possiamo rimanere a guardare mentre una popolazione lentamente muore di fame a causa di giochi politici e forse considerazioni geopolitiche. Urge un intervento deciso e una forte pressione sull'Azerbaijan e azioni concrete da parte della comunità internazionale. Bisognerebbe spiegare all'Azerbaijan che ci sono delle precise regole internazionali alle quali tutti devono attenersi».
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