BERLINO - Ingo Schulze è una delle voci più autorevoli fra gli scrittori nati nella ex Ddr. Nato a Dresda nel 1962, aveva 24 anni quando è caduto il Muro di...
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Che bilancio fa della situazione oggi in Germania e nei nuovi Bundesländer in particolare? Come vive una generazione nata e cresciuta nel comunismo, che si ritrova ora in un altro mondo e in un altro sistema.
«Sono nato e cresciuto in uno Stato che aveva connotati dittatoriali e protettivo repressivi. Nella vita di tutti i giorni erano proprio queste caratteristiche di Stato protettivo repressivo che si manifestavano con più evidenza. Una vera dittatura non la si può semplicemente ignorare e far finta che non esista. Abbiamo effettivamente conquistato il potere in un modo incredibile. Ma poi purtroppo, ancorché, va detto, con decisioni prese democraticamente a maggioranza, lo abbiamo ceduto molto velocemente al governo federale di Bonn. Per questo si è arrivati alla fine solo a una adesione, non a una unificazione dei due stati. L’adesione ha portato un mercato altamente sovvenzionato dallo Stato e senza concorrenza. Se si guarda ai rapporti di proprietà e alle nomine in posizioni apicali dopo l’Unificazione, beh assomiglia molto piuttosto a una colonizzazione».
Come giudica la situazione oggi nei Länder dell’Est dove il partito di estrema destra AfD miete grandi successi?
«Vorrei solo premettere che la destra nazionalista non è solo un fenomeno dei Länder orientali. Il personale dirigente e soprattutto il denaro arriva dall‘Ovest. Per dirla chiaramente, c’è tutto un insieme di ragioni all’origine di questo sviluppo. Una di queste è la mancanza di una vera alternativa di sinistra. Il che dipende dalla linea della Spd (il partito socialdemocratico alleato della Cdu della cancelliera Angela Merkel nella grande coalizione a Berlino ndr.) negli ultimi venti anni. Una linea che si distingue poco da quella della Merkel. Solo molto lentamente si ricomincia ora a vedere dei contorni differenti. E poi c’è naturalmente il problema Est-Ovest: quelli però che più di tutti ora gridano a squarciagola di essere pilotati dall’esterno, sono stati i primi che volevano una rapida adesione della Ddr alla Germania federale e il marco tedesco».
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Il Messaggero