La protesta con i graffiti: gli slogan dei gilet gialli sui muri di Parigi

“Muri puliti, popoli muti”, recita uno slogan in voga tra i graffittari (tanto da diventare una pagina Facebook particolarmente seguita).  ...

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“Muri puliti, popoli muti”, recita uno slogan in voga tra i graffittari (tanto da diventare una pagina Facebook particolarmente seguita). 


Ma non è il caso di Parigi, che dopo il weekend di protesta dei gilet gialli si è ritrovata le facciate del centro città piene di scritte. Le agenzie fotografiche di tutto il mondo, finiti i cortei, hanno concentrato gli obiettivi proprio lì. Ne è venuto fuori un vero e proprio carosello di scarabocchi, come in questa fotogallery curata dall'Epa, agenzia fotografica europea, e distribuita dall'Ansa. Ci sono i giochi di parole: “Più banchise, meno bancari”. Le citazioni di serie tv: “Il giallo è il nuovo rosso”. Gli Imperativi: “Paga tu le imposte!”. Le ironie: “Riscaldamento climatico: sarà un dicembre caldo”. Auguri per le feste: “Buon Natale, Manu”. Molti degli sfoghi sono rivolti direttamente al Presidente Macron, dagli sfottò ai desiderata impossibili: “Macron in prigione!”. 
 
Scritte e graffiti sono da decenni l’unità minima dello sfogo sociale o personale. Un messaggio istantaneo di chi non ha altri mezzi per comunicare infelicità, sconforto o proteste. A volte amore: quante volte abbiamo visto scritto “Ti amo ….” seguito dal nome di una bella. A volte un semplice segno di passaggio, con una sigla, una firma, o un tag. Ben diversi dall'arte urbana, fatta di murales complessi, colorati e spesso belli e migliorativi del panorama delle città. 

Nella loro essenza le scritte sui muri sono semplice macchie, ghirigori. Di spray nero sbavato, che rimane fino a che qualcuno non lava o ri-pittura. Ma diventano qualcosa di più quando si sommano l’un l’altro, vicini nella stessa via o nello stesso quartiere, uniti da simile stile e messaggio. Sfoghi della pancia del Paese. Sono i social prima che i social fossero su internet. Bacheche prima di Facebook.

Parigi non è nuova a un fenomeno simile, anzi. Ricordiamo tutti gli slogan del Sessantotto parigino. “L’immaginazione al potere”, “Tutto e subito”, “Vietato vietare”, sono alcune delle più famose frasi del maggio 1968 francese. Le scritte fuori la Sorbonne sono diventate così famose da fare il giro del mondo e rimanere nella storia. 

Negli stessi anni altri facciate e altre scritte venivano immortalate da artisti e fotografi. Un esempio su tutti: Nino Migliori, uno dei padri della fotografia italiana, ora 92enne, ha dedicato decenni dei suoi esperimenti fotografici alla sua “Muri”. 


Potremmo guardare ancora più indietro, quando ancora non c’era lo spray. Le scritte sui muri di Pompei. Oppure i disegni nelle grotte dell’uomo preistorico. Chissà se anche lì, come oggi in Francia, si protestava contro i capi e si scrivevano frasi d’amore per le fidanzate?   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero