Il Mar Mediterraneo è minacciato dalle ondate di calore che colpiscono i suoi strati più profondi, dove la temperatura può aumentare fino a 2 gradi rispetto...
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Pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, la ricerca si deve al gruppo del Centro Nazionale francese per le ricerche meteorologiche a Tolosa e università di Tolosa, coordinato da Pierre Nabat. Le ondate di calore sono episodi di riscaldamento anomalo del mare che possono avere impatti devastanti sugli ecosistemi marini. Nel 2003, il Mar Mediterraneo, a esempio, ha subito un'ondata di calore devastante che ha decimato popolazioni di spugne, alghe e coralli. Fenomeni che potrebbero diventare più frequenti nei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici che anche sulla terraferma fanno registrare un caldo record, con temperature al suolo, in agosto, fino a 50 gradi in molte aree del Sud Italia, e con luglio 2019 che è stato il mese più caldo degli ultimi 140 anni. Comprendere le dinamiche di questi fenomeni è importante per riuscire a prevederne gli effetti. Grazie a dati raccolti in mare e dallo spazio, con i satelliti del programma Copernicus, di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Europea, i ricercatori hanno ricostruito le ondate di calore nel Mar Mediterraneo dal 1982 al 2017 a 23 metri, 41 metri e 55 metri di profondità perché, scrivono gli autori, «è in questi livelli che in passato sono stati osservati eventi di mortalità legati allo stress termico delle specie marine del Mediterraneo».
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I risultati mostrano che le ondate di calore marine negli strati superficiali durano circa 15 giorni, coprono circa il 20% del bacino del Mediterraneo dove le temperature salgono in media di 0,6 gradi, e sono più frequenti delle ondate di calore in profondità. Tuttavia le ondate di calore in profondità sono più lunghe e più severe: durano circa 20 giorni alla profondità di 23 metri (in alcune regioni del Mediterraneo nord-occidentale, Jonio e Adriatico) e fino a 50 giorni a 41 e 55 metri, dove il mare si scalda di 1-1,7 gradi, con picchi di 2 gradi nello Ionio e nella parte sud occidentale del bacino. Ciò significa che le specie marine che vivono in profondità hanno maggiori probabilità di morte quando si verifica un brusco cambiamento di temperatura. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero