Sono quasi cento i morti che si contano dopo un terribile attacco perpetrato in un villaggio del Mali. In piena notte, una cinquantina di uomini armati è arrivata a...
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Il governo di Bamako ha parlato di un attacco compiuto da «sospetti terroristi», mentre fonti locali hanno puntato l'indice contro i pastori Fulani, che si sarebbero vendicati per un attacco compiuto contro due loro villaggi lo scorso marzo. I morti furono quasi 160 e sotto accusa finirono proprio i Dogon, etnia di cacciatori protagonista nei decenni di numerosi scontri interetnici con i Fulani e che abitano il villaggio Sobane-Kou. La principale forze di «difesa civile» dei Dogon, la Dogon Dan Na Ambassagou, venne messa al bando nel Paese perché, secondo i testimoni, i responsabili dell'attacco di marzo indossavano i tradizionali abiti del gruppo, a cui era stata attribuita un'altra strage a inizio gennaio. Ma la milizia ha sempre smentito ogni coinvolgimento, sottolineando il proprio ruolo «unicamente difensivo» e rifiutato di deporre le armi. Il loro leader, Youssouf Toloba, è sotto inchiesta per altri attacchi del 2018. I Fulani, dal canto loro, etnia a maggioranza musulmana, sono stati accusati di complicità con gli insorti jihadisti che nel 2013 erano sul punto di prendere il controllo di Bamako, venendo poi sconfitti e ricacciati nel Sahara dall'intervento della Francia e di alcuni Paesi della regione. L'ultimo rapporto dell'Onu, del 31 maggio, segnalava che la presenza dei gruppi jihadisti ha «esacerbato» le divisioni e gli scontri interetnici, con tutta la galassia estremista presente nella regione pronta ad approfittarne.
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Il Messaggero