È il solito Khalifa Haftar quello che accoglie l’invito dell’Italia di venire a Roma: dà un orario, poi lo cambia, e alla fine si presenta prima del...
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Haftar, in realtà, avrebbe dovuto venire nella Capitale per incontrare, a margine di una riunione italo-statunitense, alcuni americani, proprio nell’ambito dei contatti anti-terrorismo e in vista della Conferenza di Berlino. A quel punto si è pensato di agevolare la visita con Conte, che alla fine è durata per quasi tre ore. Così mentre il leader di Bengasi si trovava a Palazzo Chigi è arrivata la notizia dell’appello dei presidenti di Turchia e Russia Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin per un cessate il fuoco in Libia a partire da domenica. Qualcosa che i due leader hanno deciso durante l’inaugurazione del gasdotto Turkstream e che segna un passaggio importante.
LA NOTA DIPLOMATICA
Erano passati pochi minuti dall’inizio dell’incontro quando il premier italiano ha ricevuto la nota dal suo ufficio diplomatico e l’ha letta in inglese ad Haftar. Della reazione non si sa molto, anche se secondo alcune fonti ci sarebbe stato qualche segnale di apertura. Il cessate il fuoco - sottolinea Conte - è la precondizione per un dialogo, che è l’unica soluzione possibile. La stessa cosa avrebbe voluto dire anche ad al Serraj, che era atteso alle 18.30. Ma mentre il generale è ancora seduto nel salottino, l’ambasciatore libico a Bruxelles fa sapere che il premier di Tripoli ha deciso di annullare l’incontro, perché sarebbe stato «inaccettabile dialogare con un criminale».
Scoppia il caso e in serata sono necessari contatti politici e diplomatici per cercare di far rientrare la questione, riuscendo magari a organizzare una nuova visita.
LE VOCI DEL RAPIMENTO
Se non bastasse, qualche ora dopo, un sito vicino ad Haftar scrive che Serraj sarebbe stato arrestato o rapito all’aeroporto, di ritorno da Bruxelles. La notizia viene smentita dall’ambasciatore alla Ue, Hafed Gaddur («Siamo arrivati insieme e sta bene, è falso»). E arriva dopo una giornata di proteste locali causate dall’ipotesi che Serraj potesse vedere Haftar in Italia.
Quello che sembra certo è che il presidente sapeva che il generale era a Roma, visto che resterà nella Capitale per due giorni. A indurlo a cancellare l’incontro con Conte, quindi, potrebbe essere stata la notizia falsa che il governo italiano volesse fare vedere i due vis à vis. Oppure che all’avversario fosse stata data la precedenza, particolare che avrebbe potuto far pensare a un riposizionamento dell’Italia in favore del generale. Qualcosa che Palazzo Chigi esclude.
«Il malinteso insorto tra la presidenza del Consiglio italiana e quella libica è assai preoccupante e richiede un pronto intervento da parte italiana per recuperare un corretto rapporto con Serraj - è intervenuto sulla vicenda il senatore Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Interparlamentare italiana - Mi auguro che l’opposizione concorra a un lavoro comune con il Governo e, in questo senso, la convocazione dei capigruppo da parte di Conte è stata opportuna. Certo, la giornata odierna non ha contribuito a semplificare le cose».
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IL NO AL DOCUMENTO
Mentre Haftar era a Roma e Serraj rifiutava l’incontro con il premier, il ministro Luigi Di Maio si trovava in Egitto, dove si era recato su invito del suo omologo per un vertice con Francia, Grecia e Cipro. Al termine della riunione, però, il titolare della Farnesina ha deciso di non firmare il documento, considerato troppo sbilanciato contro Serraj e la Turchia. Di Maio avrebbe anche ricordato la necessità di «non spaccare» l’Unione europea, ricordando l’appuntamento con la Conferenza di Berlino, e invitando i colleghi Ue a spingere per l’individuazione di una data già in occasione del Consiglio affari esteri di venerdì 10 gennaio.
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Il Messaggero