Libia, torna la violenza: spari in strada a Tripoli. Guerra civile a un passo

Le milizie del premier non riconosciuto dall’Onu tentano di rovesciare il rivale

Libia, torna la violenza: spari in strada a Tripoli. Guerra civile a un passo
Due premier, lo spettro di una guerra civile che ritorna. E nuovi scontri per strada tra le varie milizie, che hanno lasciato sul terreno almeno 23 morti e un centinaio di feriti....

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Due premier, lo spettro di una guerra civile che ritorna. E nuovi scontri per strada tra le varie milizie, che hanno lasciato sul terreno almeno 23 morti e un centinaio di feriti. È terrorizzata la popolazione che vive in questo stato di insicurezza senza fine, tra bombardamenti che non hanno risparmiato neppure quartieri popolari e ospedali. Racconta ai canali arabi Abdulmenam Salem, residente del centro della città: «Ciò che sta succedendo è orribile. Io e la mia famiglia non siano riusciti a dormire a causa di questi scontri cominciati venerdì notte. I rumori, i boati, erano spaventosi. Siamo rimasti sempre svegli, temiamo di dovere fuggire da un momento all'altro. Una sensazione terribile». Questa è la situazione a Tripoli, che ieri ha vissuto un'altra giornata di battaglia tra le case, in cui ha perso la vita anche un comico, Mustafa Baraka, colpito al petto mentre riprendeva in video gli scontri per un post sui social.

 

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Guerra civile: da una parte il premier eletto dal Parlamento, Fathi Bashagha; dall'altra quello riconosciuto dall'Onu, Abdel Hamid Dbeibah. Ieri Bashagha ha spiegato che gli scontri in corso erano dovuti al tentativo dei gruppi combattenti a lui fedeli di eliminare le milizie del suo rivale. Dice Bashagha: «Nelle prime ore di oggi è cominciata una limitata operazione militare per porre fine al gruppo che sostiene il governo uscente, strenuamente attaccato al potere». Secondo quanto riporta Libya Observer, Bashagha sostiene che l'operazione è stata denominata grande pesca, e «sarà limitata, minuziosa e completata in tempo breve secondo regole militari professionali». La capitale da tempo è divisa tra le due fazioni e Dbeibah accusa Bashagha di «avere innescato le violenze a Tripoli dopo avere rifiutato i colloqui di pace, per tenere elezioni entro la fine dell'anno». Ancora: «Se attribuisce valori alla vita dei libici, concentri i suoi sforzi nella partecipazione alle elezioni e abbandoni illusioni di un colpo di stato militare». Replica degli avversari su Facebook: «Per sei mesi Bashagha, dopo avere ricevuto la fiducia dal proprio governo, ha accolto con favore tutte le iniziative per risolvere pacificamente la crisi del trasferimento dei poteri, senza ricevere risposta dal governo uscente».
CALVARIO


Si combatte per strada, a Tripoli. La missione di supporto dell'Onu in Libia (Usmit) ha espresso grande preoccupazione «per gli scontri armati in corso, compresi i bombardamenti indiscriminati anche nei quartieri più popolati. Sono stati danneggiati gli ospedali. Tutte le parti si astengano dall'incitamento all'odio e alla violenza». Il più recente capitolo di una guerra civile che, di fatto, si trascina da oltre un decennio ieri vedeva da una parte le milizie filo-Bashagha già insediati nella capitale, a partire dalla Brigata dei rivoluzionari di Tripoli guidata da Haitem Tajouri, e dall'altra gruppi pro-Dbeibah, con in testa la Forza di supporto alla stabilizzazione di Abdelghani al-Kikli.
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Il Messaggero