Libia, Di Maio a Tripoli: da Serraj apertura sui migranti salvati nelle loro acque

Libia, Di Maio a Tripoli. Apertura sui migranti: impegno nell'assistere le persone salvate nelle loro acque
E ora si corre per cercare di mantenere una posizione in Libia. Dopo la visita dei giorni scorsi al ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, il capo della diplomazia...

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E ora si corre per cercare di mantenere una posizione in Libia. Dopo la visita dei giorni scorsi al ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, il capo della diplomazia italiana Luigi Di Maio arriverà oggi a Tripoli, per incontrare il presidente del governo riconosciuto dall'Onu, Fayez al Serraj, e i ministri dell'Interno e degli Esteri, Fathi Bashagha e Mohamed Siala. Non andrà a Bengasi dal generale Khalifa Haftar, nei confronti del quale, comunque, il nostro paese continuerà a tenere aperto il dialogo. «La Libia resta una priorità - spiegano fonti vicine a Di Maio - Non possiamo permettere nessuna partizione del paese. Ecco perché prima siamo stati ad Ankara, un canale che abbiamo sempre mantenuto aperto. Giochiamo su più tavoli, è il dossier più importante che abbiamo. E riguarda la nostra sicurezza nazionale».


Di Maio ad Ankara: «Importante il dialogo con la Turchia per una soluzione in Libia»

L'incontro in Turchia potrebbe essere servito proprio a cercare l'appoggio del governo di Erdogan, qualcosa che ci consenta di rientrare. Mentre la Francia e Ankara si scambiano accuse violente e parlano di ingerenze non autorizzate. Nello sfondo l'America, poco interessata alla Libia, ma molto a non farci entrare la Russia.

I LEGAMI
Di Maio ha sentito nei giorni scorsi il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che, però, sembra aver preferito fare accordi con Erdogan per eliminare gli interessi di Putin nel paese africano. Più volte però, quando l'asse RomaTripoli sembrava sul punto di essere definitivamente tranciato tra i due Paesi sono nuovamente riemerse le necessità politiche ed economiche di entrambe le sponde del Mediterraneo. E quello che potrebbe aiutarci è soprattutto la conoscenza del territorio e i legami pluridecennali e ben consolidati con il paese del Nord Africa.
È ancora nell'aria la presa di posizione del presidente dell'Egitto Abdel Fatah al Sisi che ha minacciato di intervenire nel conflitto in Libia qualora le forze del Governo di accordo nazionale (Gna), l'organo esecutivo di Tripoli, tentassero di ristabilire il controllo su Sirte e Al Jufra. Una posizione che ha suscitato opposte reazioni internazionali. Il fronte dei paesi arabi sunniti del Golfo guidato da Arabia Saudita ed Emirati Arabi, alleati dell'Egitto e sponsor del generale Haftar, si è pubblicamente schierato a favore del leader del Cairo con due comunicati stampa a sostegno del «diritto dell'Egitto di difendere i suoi confini». Dietro le quinte, tuttavia, Riad ha aperto un canale di dialogo diretto sia con Tripoli che con Bengasi.

Dal blocco geopolitico opposto, quello composto dall'asse Turchia-Qatar, sono arrivate poche reazioni. Per la Turchia, il cui intervento militare a favore del Gna ha ribaltato le sorti del conflitto, ha parlato il portavoce della presidenza, Ibrahim Kalin, spiegando di «comprendere le legittime preoccupazioni di sicurezza dell'Egitto in merito ai suoi confini comuni con la Libia», anche se il governo del Cairo ha «sbagliato politica» sostenendo Haftar.

LO SCENARIO
Infine, nello scenario delle trattative va considerato il crescente interesse degli Stati Uniti al dossier. Dopo la condanna riguardo alle ingerenze russe in Libia, hanno tenuto a Zuara una riunione a porte chiuse tra i vertici del Governo di accordo nazionale e alti funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato. E non è escluso che nei prossimi giorni possa essere raggiunto un accordo per consegnare Sirte alle forze di Tripoli, lasciando Jufra ad Haftar come garanzia per evitare un'avanzata verso Bengasi e - sopratutto - verso il terminal di esportazione petrolifero di Ras Lanuf, importante sbocco sul mare della ricca Mezzaluna petrolifera.

LIBIA APRE A RICHIESTE ITALIA SU MEMORANDUM MIGRANTI

Le autorità libiche avrebbero consegnato al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, una serie di proposte per la modifica del memorandum del 2017 che andrebbero incontro alle richieste avanzate dal governo italiano a quello di Tripoli. Lo si apprende da fonti qualificate a margine della visita di Di Maio nel Paese. «La Libia si impegna nell'assistere i migranti salvati nelle loro acque, a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali attribuendo loro protezione internazionale così come stabilito dalle Nazioni Unite», è uno dei passaggi centrali del documento di 7 pagine.

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Il Messaggero