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Raid con droni russi di fabbricazione iraniana sono stati lanciati nella notte contro Kharkiv, informano le autorità ucraine. «Kharkiv è una zona pericolosa», denuncia il sindaco Igor Terekhov, precisando che gli attacchi hanno preso di mira infrastrutture critiche della città e che le forze ucraine hanno intercettato sulla regione dieci droni.
Obiettivo strategico
L’esercito russo ha intensificato gli attacchi contro Kharkiv dalla metà del mese scorso. La seconda città più popolosa dell’Ucraina, dopo Kiev, è situata a poche miglia dal confine russo e rappresenta un obiettivo strategico per Mosca. E Kiev lo sa. Kharkiv, capoluogo dell’omonimo oblast, «ha un grande significato simbolico», ha spiegato qualche settimana fa il presidente Volodymyr Zelensky in un’intervista al quotidiano tedesco Bild. «Stiamo facendo tutto il possibile per impedire alle forze russe di invadere e prendere il controllo della seconda città più grande del Paese», ha ribadito. Ma ci sono fondamentali incognite su quanto tempo l’Ucraina potrebbe resistere a Kharkiv e dintorni qualora Kiev dovesse perdere la vitale assistenza militare statunitense e sulla rapidità con la quale i russi intendono sferrare l’attacco alla città, che prima della guerra aveva una popolazione di quasi 2 milioni di abitanti. Come ha dichiarato il sindaco Terekhov al Gaurdian Kharkiv al Guardian, rischia di diventare «una seconda Aleppo». A meno che i politici statunitensi non votino a favore di nuovi aiuti militari per aiutare l’Ucraina a ottenere le difese aeree e contrastare gli attacchi russi a lungo raggio.
Terekhov ha spiegato che la Russia ha cambiato tattica per cercare di distruggere le infrastrutture elettriche della città e terrorizzare gli abitanti colpendo le zone residenziali, con interruzioni di corrente per molte ore di seguito. Secondo il sindaco il pacchetto di aiuti militari statunitensi da 60 miliardi di dollari, attualmente bloccato al Congresso, è di «fondamentale importanza». «Abbiamo bisogno di questo sostegno per evitare che Kharkiv diventi una seconda Aleppo», ha detto Terekhov, riferendosi alla città siriana pesantemente bombardata dalle forze governative russe e siriane al culmine della guerra civile nel Paese dieci anni fa. «Un assalto riuscito a Kharkiv sarebbe un’impresa importante per la Russia», afferma Jacob Parakilas, leader della ricerca per la strategia, la politica e le capacità di difesa presso l’Unione europea. Con Kharkiv a meno di 20 miglia dal confine russo, un «attacco lento e devastante» potrebbe significare che per Mosca prendere il controllo della città «sarebbe una questione di mesi», ha detto a Newsweek.
Carenza di munizioni
La sua posizione vicino al territorio russo fornisce a Mosca gli strumenti per posizionare e supportare meglio le sue forze d’attacco, ha aggiunto Parakilas.
La tattica dell’ameba
«Gli sforzi principali dei russi sono concentrati nel Donbass», ha sottolineato Zadubinnyi. «Tuttavia non possiamo escludere alcuna opzione. Nelle ultime settimane Kharkiv ha subito una pressione sempre più intensa da parte della Russia, a causa della sua vicinanza con il confine la regione è sotto il fuoco nemico quasi ogni giorno». I funzionari ucraini hanno ribadito le loro richieste per sistemi di difesa aerea, a cui ha fatto eco Zadubinnyi: «È vitale per l’Ucraina proteggere i cieli sopra Kharkiv». La regione è «molto importante», ha detto Zelenskyj durante una visita nell’area nordorientale del Paese la scorsa settimana. «Dobbiamo essere preparati. E i russi devono vedere che siamo pronti a difenderci», ha aggiunto. «Il nostro popolo deve capire che l’Ucraina è preparata nel caso in cui il nemico provi ad attaccare».
Per il capo di Stato maggiore dell’esercito dell’Estonia Enno Mots «è un miracolo che Kharkiv sia ancora in piedi. La Russia ha intensificato gli attacchi e i canali di propaganda di Mosca chiedono che venga cancellata dalla carta geografica». Il generale ha spiegato il tentativo della Russia di allargare la linea del fronte e costringere l’Ucraina a estendere le proprie difese. «I russi stanno usando quella che potremmo definire una tattica da ameba. Non hanno le forze per un grande sfondamento e questo li porta a testare le linee ovunque, con disprezzo per la vita dei loro soldati e dei loro mezzi, sperando di avere un’opportunità. È il loro modus operandi non solo sul campo di battaglia, ma anche a livello globale, potremmo dire», ha rimarcato Mots, avvertendo che «il regime russo tiene d’occhio anche l’Estonia e gli altri Paesi baltici, in attesa di un’opportunità per smuovere le acque».
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