E' la prima volta di un premier formalmente in carica e naturalmente è un choc: perché Benyamin Netanyahu, dopo anni di indagini, finisce in tribunale per...
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I capi di imputazione riguardano il Caso 1000 (regali dai mogul Milchan e Packer in cambio di favori), il 2000 (rapporti con il direttore di Yediot Ahronot Arnon Mozes) e il 4000 (scambio di favori con il tycoon di Bezeq Shaul Elovitch).
Netanyahu, il cui ufficio denuncia «una persecuzione ossessiva» da parte di Mandelblit e «una caccia alle streghe», ha motivato la sua scelta di rinunciare all'immunità parlamentare con la necessità di non inquinare «la storica opportunità» che sta portando avanti con il piano Trump. «Avremo tempo più avanti - ha spiegato - per mandare in frantumi tutte queste accuse sproporzionate fatte dai miei detrattori. Ma adesso non permetterò ai miei rivali politici di usare questa faccenda per ostacolare l'opportunità storica che sto conducendo».
La ragione in realtà, come sottolineato da molti analisti, è che il premier oggi avrebbe perso in Parlamento, stretto nella tenaglia di tutta l'opposizione: dalla sinistra a Blu-Bianco, alla coalizione araba, al partito di Avigdor Lieberman, implacabile nemico. Non è un caso che il Likud, la formazione del premier, avesse già annunciato che non avrebbe partecipato alle votazioni di oggi per nominare la Commissione sull'immunità, consapevole della sconfitta. La riprova sono i 60 voti, su 120 deputati, che hanno portato all'elezione del Comitato che, sfilatosi Netanyahu, dovrà decidere ora solo sull'immunità chiesta dal ministro Haim Katz. A tirare la somma politica ci ha pensato Benny Gantz, il maggior avversario di Netanyahu alle elezioni del 2 marzo. «Di fronte ai cittadini israeliani si profila una scelta netta: un premier che lavori per loro, oppure un primo ministro che si deve occupare dei suoi casi». «Nessuna persona - ha aggiunto - può gestire uno Stato e al tempo stesso misurarsi con tre gravi incriminazioni penali». Ed è probabile che anche il Likud, sotto sotto, la pensi così. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero