Israele, accordo Netanyahu-Gantz: via a governo di unità nazionale

Israele, accordo Netanyahu-Gantz: via a governo di unità nazionale
Con una doppia capriola, Benny Gantz spacca il partito, abbandona i suoi alleati e s'invola verso un governo di unità nazionale con il suo avversario di sempre:...

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Con una doppia capriola, Benny Gantz spacca il partito, abbandona i suoi alleati e s'invola verso un governo di unità nazionale con il suo avversario di sempre: Benyamin Netanyahu. Un colpo di scena politico ha consegnato ad Israele - pressato dalla lotta al coronavirus - un nuovo scenario istituzionale fino alla vigilia impensabile. L'ex capo di stato maggiore è stato nominato presidente della Knesset con 74 voti, in maggioranza dal blocco di destra, frantumando al tempo stesso una coalizione di centro sinistra che nelle ultime tre elezioni nazionali era stata l'unica vera sfida al potere di Netanyahu.


«Non è un giorno gioioso per me - ha detto - ma importante. Israele prima di tutto». Poi ha sottolineato che «la democrazia ha vinto» e che non farà «compromessi sui principi per i quali milioni di cittadini hanno votato». Ma la nomina di oggi - avversata da Yair Lapid e Moshè Yaalon capi dei due partiti che hanno formato il cartello elettorale di Blu-Bianco - non è che il trampolino per un governo insieme a Netanyahu.

Gantz infatti, secondo le anticipazioni, lascerà entro breve lo scranno più alto della Knesset (che tornerà al Likud di Netanyahu) per diventare vice premier e ministro degli esteri di un prossimo esecutivo unitario guidato per un anno e mezzo dall'inossidabile premier attuale. Solo nel settembre del 2021 - in base al principio della rotazione - assumerà lui stesso, se tutto andrà bene, la premiership. Un traguardo sul quale tuttavia molti analisti, ben conoscendo l'abilità di manovra di Netanyahu, non sono pronti a scommettere.

Cosa abbia convinto Gantz a cambiare idea ed accettare l'ipotesi da lui più volte esclusa con sdegno, di servire in un governo guidato da un premier incriminato, non è ancora chiaro. Ciò che invece è chiara è la reazione furibonda degli alleati di peso dell'ex generale: Lapid e Yaalon hanno subito annunciato l'uscita dei propri deputati dalla coalizione elettorale di Blu-Bianco. «Ha deciso di spaccare il partito per andare carponi nel governo di Bibi. Insondabile», ha sibilato il primo. E Meir Cohen, del partito di Lapid, che fino a poche ore prima doveva diventare presidente della Knesset ha ammesso sconsolato: «Certo non ci opponiamo all'unità, specie in un momento come questo. Ma pensiamo che prima e soprattutto si doveva insistere sulla democrazia e l'integrità». Nitzan Horowitz, leader del partito di sinistra Meretz che appoggiava Gantz, ha denunciato che l'ex capo di Blu-Bianco «è diventato un collaboratore con un premier incriminato».


Felicitazioni invece da destra: il ministro della difesa e leader del partito 'Yaminà(Destra) Naftali Bennett ha esaltato il «passo di Gantz di entrare in un governo di unità sotto Netanyahu. Questa è la cosa giusta per Israele in questo periodo di emergenza». Ora, secondo le previsioni, si dovrebbe andare velocemente alla formalizzazione del nuovo governo, guidato ancora una volta da Netanyahu: ci sono voluti ben elezioni in poco più di un anno. 
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Il Messaggero