Impeachment, il Senato assolve il presidente Donald Trump da ogni accusa

Donald Trump conquista l'assoluzione piena e la chiusura del caso impeachment. Il Senato ha respinto sia l'accusa di abuso di potere sia quella di ostruzione al...

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Donald Trump conquista l'assoluzione piena e la chiusura del caso impeachment. Il Senato ha respinto sia l'accusa di abuso di potere sia quella di ostruzione al Congresso, decidendo dopo una battaglia durata mesi, che non ci sono le condizioni perchè il presidente degli Stati Uniti venga rimosso dal suo incarico. 


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Una grande vittoria per il tycoon, che deve essere grato alla maggioranza dei senatori repubblicani che non lo ha abbandonato. Il muro ha retto, anche se con una defezione eccellente: quella dell'ex candidato alla Casa Bianca Mitt Romney, che rompendo con la linea del proprio partito ha votato a favore della condanna di Trump per l'accusa di abuso di potere.

Trump può dunque tirare davvero un sospiro di sollievo e lanciarsi nella campagna elettorale senza più distrazioni e con una sensazione: quella di essere uscito dalla vicenda dell'impeachment più forte di prima e di poter puntare alla rielezione, il prossimo 3 novembre, con più fiducia. Non è un caso se la tensione in casa democratica è alle stelle, e il pasticcio del voto in Iowa non ha fatto altro che accentuarla. Il partito sembra sull'orlo di una crisi di nervi, ed è apparso chiarissimo in occasione del discorso sullo stato del'Unione tenuto da Trump davanti al Congresso. Il gesto della speaker della Camera Nancy Pelosi, terza carica dello Stato, è stato clamoroso e senza precedenti: mentre il presidente terminava di parlare all'aula lei, alle sue spalle, con un ghigno ha stracciato la copia del discorso. Mai vista una cosa del genere, concordano tutti i commentatori, conservatori e progressisti.

Che i rapporti tra i due leader politici fossero tesi e gelidi da mesi, da quando Pelosi ha dato il via libera alla procedura di impeachment, è noto. Ma nessuno immaginava si sarebbe arrivati a tanto. E se Casa Bianca e repubblicani gridano alla vergogna, anche molti democratici sono rimasti spiazzati da una mossa così plateale. Del resto Pelosi, 79 anni, di origini italiane, è una veterana della politica americana. È una delle figure più rispettate che nel ruolo di speaker, ricoperto per la seconda volta in carriera, si è sempre distinta per correttezza, attenzione e rigore nel rispettare e far rispettare ai deputati forma e regole. Anteponendo il senso della misura e del decoro proprio ai modi spesso poco ortodossi e politicamente scorretti del tycoon. Difficile dunque pensare che il gesto eclatante di prendere quei fogli e strapparli a metà davanti alle telecamere di mezzo mondo sia stata una mossa premeditata.


 

Probabile un gesto di stizza: forse Pelosi non ha gradito il fatto che Trump, entrando in aula, si sia rifiutato di darle la mano, nonostante il braccio teso che la speaker ha dovuto ritirare non senza qualche imbarazzo. La prima piccola vendetta pochi secondi dopo, quando ha introdotto il presidente senza ricorrere alla più rispettosa formula tradizionale con la quale avrebbe dovuto dire «è per me un onore e un privilegio...». Poi durante il discorso, trasformato da Trump in una sorta di comizio per la sua rielezione, da parte della Pelosi è stato un continuo di espressioni di derisione, di risatine sarcastiche, di occhiatine rivolte verso deputati e senatori democratici, immortalate delle telecamere prima del clamoroso colpo di scena.


«Pelosi non ha stracciato il discorso sullo stato dell'Unione, ha stracciato la costituzione», ha commentato il vicepresidente americano Mike Pence, che in qualità di presidente del Senato era come sempre al fianco della speaker. Quest'ultima però non è sembrata turbata più di tanto dalla polemica: « Trump ha fatto a pezzi la verità, io ho fatto a pezzi il suo discorso che è un manifesto di bugie. Del resto - ha aggiunto - era la cosa più cortese da fare considerando quali potevano essere le alternative...».
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Il Messaggero