L'imprenditore Jimmy Lai è stato arrestato dalla polizia di Hong Kong perché sospettato di aver infranto la nuova legge sulla sicurezza voluta dalle...
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Virus, la Cina trema: un morto di peste bubbonica. Isolato il villaggio della vittima
Jimmy Lai Chee-ying, stando al South China Morning Post, è stato prelevato dagli agenti del Dipartimento per la sicurezza nazionale dalla sua residenza. «È stato arrestato per collusione con un Paese straniero, per dichiarazioni sediziose e cospirazione», ha detto una fonte al giornale. Secondo la ricostruzione del Post, dopo l'arresto di Lai, la polizia - in un'operazione con più di 200 agenti - ha fatto irruzione nella sede del tabloid Apple Daily, fondato nel 1995. Tra le persone finite in manette, scrive il Post, ci sono anche due figli del 71enne Jimmy Lai, Timothy e Ian, l'amministrazione delegato dell'Apple Daily, Cheung Kim-hung, e il chief financial officer del gruppo Next Digital (proprietaria dell'Apple Daily), Royston Chow Tat-kuen. L'Apple Daily ha diffuso le immagini dell'arrivo di decine di agenti di polizia nella sua sede, e dell'arresto di Jimmy Lai. Intanto, secondo le fonti del Post, continua l'operazione di polizia e «non è escluso scattino altri arresti».
In base alla nuova contestata legge sulla «sicurezza nazionale» che Pechino ha imposto a Hong Kong, la collusione con forze straniere può essere punita anche con l'ergastolo. I media ufficiali cinesi hanno spesso bollato Jimmy Lai - che lo scorso anno ha incontrato il vice presidente americano Mike Pence, il segretario di Stato Mike Pompeo e la speaker della Camera Nancy Pelosi durante una visita a Washington - come uno dei componenti di quella che viene descritta come la nuova 'Banda dei quattrò nel mezzo delle richieste di maggiori libertà e democrazia per la City. Il tycoon era già finito in manette in passato, l'ultima volta a febbraio. Gli arresti delle ultime ore arrivano dopo le sanzioni imposte la scorsa settimana dal Dipartimento del Tesoro Usa - che hanno colpito anche la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam - e che il governo dell'ex colonia britannica ormai nell'orbita di Pechino ha bollato come «sfacciate» e «indegne». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero