Ucraina, droni russi danneggiano la cattedrale e la casa del vescovo a Kiev

Ucraina, droni russi danneggiano la cattedrale e la casa del vescovo a Kiev
Le bombe russe hanno danneggiato a Kiev la Cattedrale Patriarcale della Resurrezione di Cristo e anche l'abitazione del vescovo. Si è trattato di un massiccio attacco...

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Le bombe russe hanno danneggiato a Kiev la Cattedrale Patriarcale della Resurrezione di Cristo e anche l'abitazione del vescovo. Si è trattato di un massiccio attacco da parte di droni caduti la notte del 25 novembre. Lo rende noto la Chiesa greco-cattolica che spiega che l’onda d’urto di alcune esplosioni limitrofe hanno fatto crollare le finestre dell’edificio. «Sei finestre nel seminterrato della cattedrale sono state lesionate. Anche le guarnizioni delle quattro grandi porte dell’edificio sono state danneggiate». L'arcivescovo Sviatoslav Shevchuck cerca di essere ironico davanti al disastro: «In cambio dei doni di San Nicola, avremo souvenir originali» ha detto facendo riferimento ai pezzi di droni di varie dimensioni che sono stati ritrovati attorno agli edifici. Oltre alla chiesa, è stata danneggiata anche la sua residenza. 

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Nella notte la Russia ha lanciato 75 droni sull’Ucraina, 74 dei quali sono stati distrutti dalla difesa aerea, più di 60 dei quali su Kiev. L’allerta aerea nella capitale è durata più di sei ore, fortunatamente non ci sono state vittime, solo cinque feriti. Questo attacco con droni è stato il più massiccio dell’intero periodo della guerra. Shevchuck ha ricordato che l'Ucraina è sotto attacco da 93 settimane. «Lungo l’intera linea del fronte, la tensione nei combattimenti persiste senza tregua. Il nemico bombarda costantemente le città e i villaggi lungo i confini delle nostre regioni di Chernihiv, Sumy e Charkiv. In ogni luogo a cui possa estendere la sua mano omicida, il nemico continua a colpire le città e i villaggi pacifici dell'Ucraina».

 



«Sappiamo che nella guerra spirituale - ha fatto sapere ai fedeli - quando una persona credente affronta le forze del male, quelle forze possono essere estremamente potenti e il loro attacco può risultare intensamente forte. Tuttavia, la vittoria contro il male è definita come resilienza. Vince chi non si arrende. Vince chi non abbassa la guardia e chi resiste in questo confronto.
Non possiamo distruggere gli spiriti della malvagità negli spazi celesti, però possiamo opporci al loro attacco, che non è mai eterno né sempre forte, ma temporaneo».


​​In questi giorni gli ucraini hanno commemorato i quasi due milioni di vittime della carestia causata da Stalin novanta anni fa. L'Holodomor. «La carestia era artificiale poiché, nonostante quell’anno la terra ucraina avesse prodotto raccolti abbondanti, le autorità sovietiche confiscarono tutto e ci fu un vero e proprio genocidio, poiché lo Stato sovietico aveva l’intenzione deliberata di uccidere gli ucraini come nazione, come popolo, come cultura. La Grande Carestia non mirava solo a uccidere il corpo, ma a seminare in modo duraturo una paura paralizzante nei confronti del desiderio di libertà». 

 

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Per l'arcivescovo quel passaggio storico è sufficiente per fare un paragone con l'attualità. «Possiamo osservare che la guerra attuale, che la Russia sta conducendo contro l'Ucraina, presenta tutti gli indicatori di un genocidio. La Russia mira a sottomettere ancora una volta l'Ucraina come una sua vecchia colonia e ad estinguere il desiderio stesso di libertà nel popolo ucraino. Mira a sopprimere questa capacità di libertà negli ucraini. Tuttavia, vediamo che l'Ucraina non è stata annientata 90 anni fa e l’Ucraina non si arrende. Continuerà a resistere anche oggi».

 

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Il Messaggero