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Il miglior modo per sopravvivere a una guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti? Fuggire dall'altra parte del mondo, in Australia o Argentina. Lo afferma uno studio pubblicato su Nature Food alcuni giorni fa, considerato il più completo e migliore modello mai realizzato sul tema. Nella ricerca gli scienziati hanno provato a prevedere, tramite simulazioni al pc e modelli matematici, quali potrebbero essere le conseguenze di un inverno nucleare nel nostro pianeta e sulla popolazione mondiale.
I numeri sono devastanti: una guerra nucleare su ampia scala (gli scienziati hanno considerato la deflagrazione di 100 atomiche) sconvolgerebbe il clima globale e causerebbe una carestia in grado di uccidere fino a 5 miliardi di persone. Le ragioni dello studio sono principalmente calcolare il rischio e aumentare le possibilità di sopravvivenza.
Una carestia da 5 miliardi di morti
Secondo i risultati dello studio, dopo una guerra nucleare le calorie globali prodotte diminuirebbero di circa il 90% , provocando circa 5 miliardi di morti per carestia, riferiscono i ricercatori. Una guerra nucleare di piccola scala tra India e Pakistan potrebbe ridurre la produzione di calorie del 50% e causare 2 miliardi di morti.
Come si è arrivati a questi numeri? I ricercatori hanno stimato che le bombe rilascerebbero nell'atmosfera tra 5 milioni e 150 milioni di tonnellate di fuliggine.
Come combattere la carestia: mangiare alghe
Le "prospettive da incubo" hanno già spinto altri scienziati a lavorare sulla possibilità di combattere la carestia dell'inverno nucleare. Tra le soluzioni c'è quella di mangiare "alimenti resilienti" come alghe, utilizzare cartiere per produrre zucchero, convertire il gas naturale in proteine con i batteri. Questi approcci potrebbero aumentare la quantità di cibo a disposizione per gli uomini.
Perchè Argentina e Australia sono più sicure
Nello studio viene suggerito che gli stati che subirebbero in maniera minore l'impatto della guerra nucleare sarebbero Argentina e Australia. La probabilità di morire di fame sarebbe del 90% per chi si trova in Gran Bretagna, mentre in Argentina e Australia si hanno maggiori speranze di essere vivi un decennio dopo la guerra. ll motivo è non solo la distanza fisica dagli epicentri del conflitto, ma anche il fatto che coltivano colture più resistenti come il grano, in grandi quantità.
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Il Messaggero