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Mikhail Gorbaciov è l'emblema di una parola sconosciuta sino a metà degli anni 80, la perestrojka. Una parola che entrò in breve tempo nel linguaggio comune e che segnò il passaggio definitivo in una nuova era, quella del crollo dell'Urss (con conseguente addio alla guerra fredda che era stato il leit-motiv degli equilibri internazionali nel dopoguerra). Perestrojka significava alla lettera ricostruzione, ristruturazione e - insieme alla "glasnost", la trasparenza - simboleggiò il difficile percorso che Gorbaciov intraprese con l'intenzione di rompere definitivamente con l'Urss dei burocrati e dei misteri in contrapposizione al mondo occidentale. Gorbaciov diventò popolarissimo in tutto il mondo grazie al suo programma di riforme, ma non - ironia della sorte - nel suo Paese impreparato a uno schema così radicale.
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Gorbaciov, cosa era la perestrojka
Il termine perestrojka (in russo: перестройка) indica quelle riforme, complesse, in campo politico e sociale che Mosca intraprese dirigenza dell'Unione Sovietica alla metà degli anni ottanta. L'obiettivo era quello della riorganizzazione economica, politica e sociale del Paese. Gli interventi erano volti all'instaurazione di un cosiddetto "Stato di diritto socialista" e al rinnovamento. I profondi cambiamenti però minarono la società sovietica e il corso degli eventi portò in realtà alla dissoluzione dell'Urss in pochi anni.
Gorbaciov usò per la prima volta la parola nel 1985. Quattro i punti cardinali: privatizzazione di settori economici statali, libertà di informazione, riduzione del controllo sui Paesi dell'Est (con la fine dell'invasione dell'Afghanistan), trattati con gli Usa per il disarmo dei missili. Gorbaciov - che dovè gestire nel corso della sua presidenza anche la crisi di Chernobyl durante la quale non brillò appunto per "trasparenza" - in seguito alle tensioni di una società impreparata a questo pacchetto di riforme fu però costretto a dimettersi il 25 dicembre 1991 con conseguente scioglimento del Partito comunista e dissolvimento dell'Unione Sovietica.
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