Obbligata a girare nuda in carcere, 21enne si uccide. I genitori: «È stata bullizzata»

Viene obbligata a girare nuda in carcere, 21enne si uccide. I genitori: «È stata bullizzata»
Costretta a girare nuda per il carcere, si uccide a 21 anni. Era finita in prigione dopo aver investito un ragazzo di 15 anni con la sua auto. L'adolescente rimase in terra...

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Costretta a girare nuda per il carcere, si uccide a 21 anni. Era finita in prigione dopo aver investito un ragazzo di 15 anni con la sua auto. L'adolescente rimase in terra sanguinante e privo di sensi, mentre lei fuggì prima di essere intercettata dalle forze dell'ordine. Il giovane si riprese dall'incidente ma lei era in stato di ebrezza e così è stata condannata, lo scorso febbraio, a 16 mesi di reclusione. Sei mesi di galera vissuti come un incubo per Katie Allan, che lo scorso giugno a 21 anni ha deciso di suicidarsi.


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Secondo le accuse della mamma il personale della prigione Polmont a Falkirk, in Scozia, l'aveva costretta a girare nuda per il carcere per una esercitazione davanti alle altre detenute. I genitori avevano richiesto che la giovane fosse scarcerata perché assolutamente pentita del reato commesso. Durante le visite, la famiglia aveva visto Katie in forte stato di stress: aveva iniziato a perdere capelli e denunciava di essere vittima di bullismo da parte delle altre detenute. 
 
«Non avrebbe mai dovuto essere lì dentro, era terrorizzata», hanno dichiarato al Daily Record. «Era stata presa di mira dalle altre detenute per il suo carattere affabile». La sua condizione era stata segnalata al medico della prigione. Sul suo corpo era state rinvenute tracce di autolesionismo. «Abbiamo denunciato questo fatto con due ufficiali della prigione e ora siamo venuti a sapere che, poco prima di morire, le avevano detto che sarebbe stata trasferita nella prigione per adulti. Katie era terrorizzata».

Un portavoce del Servizio penitenziario scozzese ha dichiarato: «Non possiamo offrire ulteriori commenti sulle circostanze che riguardano la morte della signora Allan prima dell'inchiesta sulla sua morte». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero