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Mosca entra a gamba tesa nella strategia italiana di sganciarsi dalla dipendenza energetica russa. E attacca Roma, puntando il dito direttamente contro il piano del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e accusandola di muoversi su una linea chiesta da Bruxelles su ordine degli Usa. Con il risultato, minaccia Maria Zakharova, la portavoce di Serghei Lavrov, che «saranno gli italiani a soffrire»: le imprese del made in Italy «saranno distrutte dai fratelli d'oltreoceano, crolleranno e saranno comprate a buon mercato dagli Yankee».
«Italia spinta al suicidio»
Parole, quelle postate su Telegram, nel giorno in cui a Roma viene annunciato lo schema per ridurre i consumi di gas, e che non a caso toccano uno dei temi roventi della campagna elettorale italiana, strizzando l'occhio alle posizioni meno oltranziste sulle sanzioni imposte alla Russia per l'invasione dell'Ucraina. «Roma - insiste la Zakharova - è spinta al suicidio economico per la frenesia sanzionatoria euro-atlantica». La risposta non si fa attendere. Ai piani alti del governo la reazione è netta: «Non prendiamo ordini da nessuno, non ci facciamo intimidire. I risultati ottenuti parlano da soli, e dimostrano che siamo stati molto bravi». Mentre il portavoce del ministro degli Esteri Luigi Di Maio rinvia al mittente, accusando la collega russa «di nuove ingerenze strumentali sul voto»: è Mosca che «strozza le famiglie e le imprese italiane con gli aumenti del gas», ribatte Giuseppe Marici. «Non perdiamo tempo a commentare le dichiarazioni folli delle personalità russe», taglia corto invece da Bruxelles un portavoce della Commissione Ue.
Ma l'attacco di Mosca non si ferma.
NORD STREAM
Come nel caso dei flussi sul Nord Stream che restano bloccati, è la narrativa moscovita, per l'impossibilità di effettuare le manutenzioni a causa del blocco occidentale. Ed è convinta di avere il coltello dalla parte del manico: nonostante gli sforzi di riduzione dei consumi e diversificazione degli approvvigionamenti, l'Ue non «potrà fare a meno del gas russo fino al 2027», ha affermato il ministro dell'Energia russo Nikolay Shulginov. Il leader turco Erdogan gli ha offerto una sponda: i problemi energetici sono causati dalle sanzioni imposte dai Paesi europei, che ora «raccolgono ciò che hanno seminato». Nel pieno della guerra del gas, l'Ue va al contrattacco sui visti ai cittadini russi: la Commissione ha approvato la proposta per bloccare l'accordo di facilitazione dei visti con la Russia dal 12 settembre, pronta - dopo l'ok del Consiglio europeo - a renderli più difficili e costosi. Mentre quelli già emessi (sono circa un milioni) saranno riesaminati. «Erano un segno di fiducia, Mosca l'ha distrutta», è il lapidario commento su Twitter di Ursula von der Leyen
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Il Messaggero