Giallo in Uruguay. Il boss della 'ndrangheta calabrese Rocco Morabito è evaso la notte scorsa insieme ad altri tre reclusi dal carcere centrale di Montevideo, dove era...
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Morabito, originario di Africo, ritenuto al vertice dell'omonima cosca e cugino del boss Giuseppe Morabito, detto «Tiradritto», è scappato insieme ad altri tre reclusi. Il boss era ricoverato con i suoi complici in osservazione nell'infermeria del carcere. I quattro, non si sa bene come, avrebbero creato un passaggio nel tetto, riuscendo poi a calarsi in una fattoria confinante dove hanno rubato del denaro alla proprietaria. Una fuga definita «sconcertante e grave» dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che si è preso due impegni: «fare piena luce sulle modalità dell'evasione, chiedendo spiegazioni immediate al governo di Montevideo» e continuare «la caccia a Morabito, ovunque sia». Il boss era in attesa della pronuncia definitiva della Corte suprema di giustizia alla quale si erano rivolti i suoi legali dopo che nel marzo scorso un tribunale penale d'Appello aveva confermato l'autorizzazione all'estradizione in Italia.
Estradizione che Morabito aveva cercato di evitare arrivando anche ad insultare una giudice durante un dibattimento in tribunale nella speranza di far sospendere il processo. Adesso le autorità uruguaiane hanno diramato un allarme a livello nazionale indicando un numero di telefono a cui rivolgersi in caso di informazioni utili. Per gli inquirenti italiani, Morabito era uno di quei narcos capaci di inondare l'Italia di cocaina proveniente dal Sud America dove si era rifugiato. Era stata la polizia uruguayana ad ammanettarlo in un hotel di Montevideo, dove aveva cercato di sfuggire alla cattura esibendo documenti falsi. Ma le sue impronte digitali, comparate grazie alla collaborazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria lo inchiodarono.
Inserito nell'elenco dei 10 latitanti di massima pericolosità, Morabito viveva da anni in Uruguay dopo avere viaggiato in lungo ed in largo per il Sud America, per evitare i 30 anni di carcere per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga collezionati nel tempo tra Milano, Palermo e Reggio Calabria.
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Il Messaggero