Venti di rivoluzione in Irlanda, secondo gli exit poll delle elezioni anticipate di oggi. La sinistra nazionalista del Sinn Fein, paladina dei sogni di...
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Lo scrutinio inizierà solo domani e si concluderà lunedì, ma gli exit diffusi dalla tv pubblica Rte indicano un testa a testa all'ultima scheda. Con il Sinn Fein di Mary Lou McDonald - la leader 50enne subentrata a Gerry Adams e protagonista del cambio generazionale che ha portato quello che fu il braccio politico della guerriglia dell'Ira da forza di riferimento della trincea repubblicana nel solo Ulster a partito competitivo pure a Dublino - che avanza al 22,3%. E i due partitoni filo-Ue di centro-destra che da sempre si contendono il potere nell'isola, il Fine Gael del premier uscente Leo Varadkar (Ppe), il più giovane nella storia irlandese, oltre che il primo gay dichiarato e figlio di padre immigrato, e il Fianna Fail di Micheal Martin (liberali), rispettivamente al 22,4 e al 22,2%.
Dato il margine di errore, si tratta di una parità virtuale che i risultati reali potrebbero far oscillare. Mentre resta da decidere l'assegnazione dei seggi secondo un complicato sistema proporzionale trasferibile (con indicazione delle seconde e terze preferenze) destinato alla fine a lasciare comunque spazio a una coalizione fra Fianna Fail e Fine Gael (che in campagna elettorale hanno escluso accordi col partito della McDonald) o un governo retto dalla stampella di gruppi minori come i Verdi e i Laburisti. Ma il Sinn Fein (in gaelico Noi Stessi), pur avendo presentato solo 42 candidati a fronte degli 80 seggi necessari per la maggioranza assoluta, resta il vincitore morale: la risposta di una parte non piccola d'irlandesi sia alla sfida della Brexit, sia soprattutto ai problemi sociali.
Un partito la cui ascesa rompe un tabù sull'isola verde, quello dei vecchi legami con la disciolta Ira e la lotta armata durante la sanguinosa stagione dei 'troubles', a oltre 20 anni dall'accordo di pace del Venerdì Santo.
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Il Messaggero