Si presenta come uno specialista, non legato al vecchio regime fermamente contestato dalle manifestazione di piazza. Hassan Diab, 60 anni, docente universitario ed ex ministro...
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Il nuovo esecutivo è «ristretto», ovvero formato da 20 ministri - due terzi dei governi precedenti - con esponenti nominalmente nuovi, ovvero che non hanno assunto in passato incarichi ministeriali. Sei le donne tra cui, per la prima volta, la nuova ministra della Difesa Zeina Acar. Gli analisti osservano che dietro le nomine proposte da Diab ci sono gran parte dei movimenti politici al potere da decenni e messi sotto accusa dal movimento di protesta.
In autunno si era dimesso il suo predecessore Saad Hariri, in seguito a forti pressioni popolari nel quadro delle proteste contro il carovita a la corruzione scoppiate in varie città del Paese a metà ottobre.La scelta di Hariri di dimettersi e, soprattutto, quella di non voler guidare un nuovo governo, aveva di fatto rotto l'accordo politico-istituzionale raggiunto un anno fa tra il fronte filo-iraniano, incarnato dall'alleanza tra gli Hezbollah e il presidente della Repubblica cristiano Michel Aoun, e l'asse filo-occidentale, rappresentato dallo stesso Hariri e dai partiti cristiani delle Forze libanesi e delle Falangi e dal partito druso di Walid Jumblat.
Proprio questi ultimi partiti, storicamente più vicini agli Stati Uniti, alla Francia e all'Arabia Saudita, non partecipano all'esecutivo, segnando una rottura negli equilibri «di consenso» in piedi da circa dieci anni in Libano.
Il nuovo premier ha ora la missione pressoché impossibile di riguadagnare la fiducia della piazza in rivolta, operando al tempo stesso le tanto attese riforme economiche.
Il Messaggero