Critica la banca sui social, le chiudono il conto corrente

Critica la banca sui social, le chiudono il conto corrente
Protesta contro il servizio clienti della sua banca. Lo fa attraverso Twitter, esasperata del fatto che non riusciva ad ottenere risposta per una sua richiesta e che le era...

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Protesta contro il servizio clienti della sua banca. Lo fa attraverso Twitter, esasperata del fatto che non riusciva ad ottenere risposta per una sua richiesta e che le era impossibile pagare con carta di credito. E per tutta risposta la banca le chiude il conto.


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Poco prima di questo gesto, Julie Goislard, libraia di Clichy, alla periferia di Parigi, aveva ricevuto un avvertimento da parte del direttore della sua agenzia della Société Générale che le aveva fatto notare tutto il suo disappunto per quella critica sui social, dicendole che “non apprezzava il suo uso dei social network” e consigliandole di smettere.

Alcune settimane dopo le arriva la "condanna": una lettera l'ha informata della chiusura del suo conto professionale e di quelli personali oltre che suo anche del compagno e della figlia di 9 anni. 

Il rapporto tra la banca e Julie era nato sotto i migliori auspici. E' lei stessa a raccontare su Facebook come di banche ne aveva incontrate altre, con i responsabili che dicevano tutti la stessa cosa: "la libreria non è redditizia". Tranne, proprio, per la Société Générale. 



Questo giovane direttore di banca, che le permise di aprire un conto lì, era un lettore. "Era interessato al mio lavoro. Era entusiasta. Faceva domande. Era curioso. Ci ha aiutato. E così è sorta la libreria. Ed è venuto ad ogni presentazione che è stata organizzata - spiega - Poi è stato trasferito. Ha avuto una promozione. E prima di partire ci ha detto: 'il nostro lavoro cambia. I banchieri diventano commerciali. Le relazioni con i successori si aggraveranno sicuramente, i servizi si ridurranno', e aveva ragione".

Oggi, quello che Julie definisce un "divertente regalo di Natale", con la chiusura di ogni rapporto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero