«Il Covid è psicosi», la Bielorussia sfida il virus: in 11mila alla parata militare, moltissimi senza mascherine

Nessuna paura. Anzi. Sfidando il distanziamento sociale adottato negli altri paesi a causa del coronavirus, in Bielorussia migliaia di soldati hanno preso parte alla parata per...

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Nessuna paura. Anzi. Sfidando il distanziamento sociale adottato negli altri paesi a causa del coronavirus, in Bielorussia migliaia di soldati hanno preso parte alla parata per commemorare il Giorno della Vittoria, nel 75° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del nazismo. Tutto questo, nonostante il continuo aumento dei contagi nel paese retto con il pugno di ferro da Alexander Lukashenko, da oltre 25 anni. Nella capitale Minsk sono stati allestiti 11.000 posti a sedere per assistere alla parata, dove hanno sfilato circa 3.000 militari, secondo quanto riferito dai media locali. In pochi indossavano le mascherine.


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La decisione del presidente di tenere la parata nel pieno della pandemia è stata criticata sia all'estero che nel paese, dove oltre 13.000 persone hanno firmato una petizione per annullarla (come hanno fatto praticamente tutti in Europa) e utilizzare i fondi per acquistare ventilatori per gli ospedali. Lukashenko, tuttavia, ha liquidato i timori sul Covid-19 come «psicosi», avvertendo che un lockdown avrebbe colpito l'economia. La Bielorussia è l'unico paese europeo, tra le altre cose, a tenere aperti i campionati di calcio, con tanto di tifosi sugli spalti. A dispetto degli oltre 20.000 contagi. La Bielorussia fu uno dei primi territori dell'allora Unione Sovietica ad essere invaso dai tedeschi, che la occuparono per tre anni. Centinaia di migliaia di persone furono vittime dell'Olocausto. In nome di questa tragedia, Lukashenko ha sottolineato che «cambiare la tradizione» della parata sarebbe stato «inammissibile».

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Il Messaggero