La musica ai tempi del Coronavirus. Tra dischi posticipati, concerti annullati, e la filiera creativa musicale che chiede al Governo lo stato di crisi, la Rete resta la via...
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Diverso il caso di due rapper romani che, dopo aver vissuto la discriminazione sulla propria pelle, si sono preoccupati più del problema sociale che di quello sanitario. Taiyo Yamanouchi in arte Hyst, attore e primo rapper di origini asiatiche in Italia (nato a Roma nel 1975, da padre giapponese), dieci anni di carriera alle spalle, ha postato il freestyle Sono cinese e ti tossisco in faccia che recita: «Il 2% di fatalità, virus mortale a malapena/ sta gente qua ha messo il cervello in quarantena/ Io la corona ce l'ho in testa mica nei polmoni/ ma l'idiota non si ferma mica gli conviene/basta un nemico solo ed è guerra in fila tipo iene».
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L'IGNORANZA
Il brano vola e lui ci racconta: «Sin da bambino ero Chin Chun Chan, un cinese, un filippino, un giapponese, non faceva differenza. Non avevo mai usato prima la mia etnia, ora invece è un'esigenza. La musica può essere uno strumento di rappresentatività culturale. Al mio live e su Instagram stanno arrivando tanti ragazzi cinesi. Per questo la mia canzone trova un senso importante». Niente è più virale dell'ignoranza. Ne sa qualcosa Emanuele Xu, in arte Emaax, nato nel 1998 in provincia di Salerno ma da dieci anni nella Capitale. Frequenta la scuola di musica Saint Louis, è noto sui social come O'cines napulitan, i genitori hanno un negozio di pigiami in Piazza Vittorio ma da un mese «nun entra annisciuno». Il suo brano trap Coronavirus lo passano anche in radio.
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Canta: «Mamma scendo a fare un giro, la gente mi guarda mentre cammino, solo perché ho gli occhi a mandorla. Non vi preoccupate, io non vengo da Wuhan. Sto seduto sopra al bus e nessuno si siede accanto a me». È una storia autobiografica, ci spiega: «A febbraio hanno iniziato a scansarmi sull'autobus, mi dicono: Ci infetti, mi chiamano Coronavirus, si coprono con le sciarpe. Ho giustificato le persone perché hanno paura, e anche io ne ho. Poi due giorni fa hanno picchiato un'amica cinese in un bar e ho capito che non è paura, è sfogare gli istinti più bassi, così mi sono espresso sulla questione. La comunità cinese in me trova una voce».
L'Unione dei giovani italo-cinesi partecipa da Firenze riprendendo il brano Domani, scritto da Mauro Pagani per il terremoto dell'Aquila, e cambiando le parole: «Domani saprò che il virus è andato via». Sul web parodie e cover abbondano, al contrario dei disinfettanti nei supermercati. C'è chi fa una satira così ambigua da essere scambiata per un inno all'intolleranza, vedi il caso dello youtuber spagnolo Zorman che in Coronovirus (la canciòn), con tuta da protezione nucleare, invita ad evitare qualsiasi asiatico. Ha quasi un milione di views e ha poi dovuto specificare che il suo personaggio «rappresenta la peggiore società, è una critica all'allarmismo smisurato». Gli utenti non l'avevano capito.
Dalla Cina arrivano brani accorati che chiamano all'unità nazionale. Believe Love Will Triumph è l'inno lanciato dalla tv di stato dove presta la voce il patriottico attore Jackie Chan, promettendo che l'amore trionferà sulle difficoltà. Chan non è in quarantena come riportano le fake news, ma ha offerto 140.000 dollari di ricompensa a chi troverà l'antidoto. Ci aspettano mesi di canzoni a tema Covid-19, la mascherina è l'accessorio irrinunciabile, la tosse il nuovo effetto insieme all'autotune. Intanto la Gran Bretagna si agita per James Newman, il suo concorrente all'Eurovision (che rischia di slittare) perché porta un brano inopportuno, intitolato Last Breath, l'ultimo respiro.
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Il Messaggero