Coronavirus: è morto il matematico John Conway, ideò il Gioco della Vita

Il professore emerito della Princeton University è stato autore di molti rompicapi: aveva 82 anni
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Coronavirus Il matematico inglese John Horton Conway, tra i massimi studiosi della teoria dei giochi, noto in particolare per l'ideazione del celebre Gioco della vita  (Game of life), è morto sabato scorso nella sua casa di Princeton, nel New Jersey, per le complicazioni del coronavirus Covid-19, all'età di 82 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla Princeton University, di cui era professore emerito di matematica applicata e matematica computazionale. Nato a Liverpool il 26 dicembre 1937, Conway ha trascorso la prima parte della sua prestigiosa carriera all'Università di Cambridge, per trasferirsi nel 1987 negli Usa, dopo che la Princeton University gli aveva assegnato la cattedra John von Neumann.


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Specialista in teoria dei gruppi, teoria dei giochi e teoria dei nodi, nonché brillante divulgatore, Conway aveva ideato nel 1970 'Game of lifè, un vero e proprio automa cellulare basato su celle il cui stato, di vita o di morte, dipende da quello delle celle adiacenti e che si è dimostrato avere le stesse potenzialità di una macchina di Turing universale. Al di là degli aspetti ludici e delle particolari configurazioni che si formano nell'interazione tra celle, il gioco simula efficacemente l'evoluzione di un sistema che dipende soltanto dal suo stato iniziale e, pur nei limiti della sua discretezza, costituisce un interessante modello per studiare le interazioni tra cellule di organismi viventi e la loro evoluzione. 

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Conway, autore di numerosi rompicapi, è stato anche l'ideatore dell'algoritmo Doomsday, un metodo per calcolare il giorno della settimana di una specifica data passata o futura. Ha sviluppato anche la teoria dei cosiddetti «numeri surreali». John Conway ha ricevuto numerosi riconoscimenti: il London Mathematical Society's Berwick Prize, il Pólya Prize, il Northwestern University's Nemmers Prize, l'American Mathematical Society's Leroy P. Steele Prize for Mathematical Exposition. Era membro della Royal Society di Londra e dell'American Academy of Arts and Sciences. È autore di una decina di opere e in italiano è stato tradotto «Il libro dei numeri» (Hoepli, 1999), scritto con Richard K. Guy.


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