Rimosso dal comando della portaerei Roosevelt. Ed insultato. Nei giorni scorsi, il capitano Brett Crozier, aveva denunciato in una lettera, pubblicata dai media statunitensi, il...
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Lo scorso 4 aprile, infatti, quando l'ufficiale - poi risultato positivo al Coronavirus - stava lasciando la portarei, in un video postato anche sui profili social della Cnn, gli uomini ripetevano "Captain Crozer, Captain Crozer", tra gli applausi generale, mentre l'uomo scendeva dalla passerella. Ma facciamo un passo indietro, per ricordare la vicenda. L'ex-comandante Croziera, nella lettera rivolta ai vertici della marina, e pubblicata dai quotidiani, aveva descritto la situazione a bordo della nave: 155 contagiati e neanche la metà dei quasi 5000 marines, sottoposti al test. Una situazione potenzialmente esplosiva, considerata la difficoltà di rispettare le distanze interpersonali di sicurezza in un ambiente largamente condiviso dalla truppa.
«Non siamo in guerra e ai marinai non è richiesto di dare la vita», la considerazione morale dell'ufficiale della marina, «non siamo in guerra nel senso tradizionale della parola, ma non siamo nemmeno completamente in pace», la secca replica del segretario alla Marina al capitano. La colpa di Crozier, secondo il Segretario della Marina è di aver scavalcato la gerarchia militare, facendo trapelare la situazione a bordo ai giornali.
Una vicenda che ha fatto breccia nell'opinione pubblica americana e nel Congresso, tanto da richiedere l'intervento del Presidente Trump, che ha aperto una revisione del provvedimento nei confronti dell'ex-comandante dalla carriera impeccabile, anche se «con la sua lettera ha mostrato debolezza...e noi abbiamo le forze armate più forti di sempre». Dopo la bufera, in extremis arrivano anche le scuse del Segretario Modly: «voglio scusarmi direttamente con il comandante Crozier, la sua famiglia e l'intero equipaggio della Roosevelt per qualsiasi dolore possano aver causato le mie parole». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero