Si è infranta, almeno per il momento, di fronte ad un messaggio automatico di segreteria telefonica e ad una società che non risponde neanche alle mail la speranza...
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Cordoni ombelicali di 15.000 famiglie italiane scomparsi da banca delle staminali svizzera
Una delle famiglie con cui l'ANSA è venuta in contatto racconta il succedersi degli eventi, dalla firma del contratto in prossimità della data del parto, alle notizie di cronaca. «Nel 2016, con l'avvicinarsi della nascita di nostro figlio - raccontano i genitori - ci siamo informati sui servizi di crioconservazione del sangue cordonale e delle cellule staminali del cordone ombelicale.
«Esperite affermava di conservare oltre 275.000 campioni nei suo 6 laboratori in Svizzera, Belgio, Germania, Dubai, Sudafrica, Portogallo. Convinti dalla brochure e da un paio di colloqui telefonici con operatrici (italiane) abbiamo stipulato un contratto che prevedeva la crioconservazione dei prodotti di sangue e tessuto del cordone ombelicale per 20 anni, più una proroga di ulteriore 5 anni e un deposito iniziale per l'iscrizione al servizio. Costo dell'operazione: 2.660 euro, rateizzati».
«Avvenuto il parto, prelevato il materiale necessario e spedito tutto, per i successivi tre anni non abbiamo più avuto notizie dalla Cryo-Save. Poi ecco arrivare una cordiale mail, datata 25 giugno 2019, in cui, ringraziandoci per la fiducia accordata, ci informavano che le cellule staminali del bambino sono state processate nei laboratori in Belgio o a Ginevra, certo, in conformità con i più elevati standard di qualità e che l'azienda ha concluso un accordo con un subappaltatore PBKM, il cui laboratorio europeo è a Varsavia, per i servizi di crioconservazione dei campioni a lungo termine. Nella mail veniva precisato che la conservazione delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale del nostro bambino sarebbe rimasta comunque sotto la supervisione di Cryo-Save e sotto il loro controllo».
«Tutto molto rassicurante. Meno di un mese dopo, il 13 settembre, è arrivata un'altra mail altrettanto cortese e con lo stesso identico contenuto. Solo una settimana dopo, ancora una mail in cui l'azienda si difende dalle accuse delle autorità elvetiche affermando di aver fatto tutto secondo le regole e di aver trasferito "la maggior parte" dei materiali da un laboratorio di Ginevra, ad uno di Varsavia. La frase "la maggior parte" non può certo rassicurare una famiglia. A questo punto abbiamo provato a verificare sul sito se qualcosa fosse cambiato. Il sito esiste e continua ad offrire gli stessi servizi, ovvero si possono ancora fare costosi contratti per crioconservare cordoni ma alle mail con richieste di informazioni non risponde. Inesistente invece la pagina web dove in passato abbiamo scaricato il nulla osta all'esportazione previsto dalla procedura regionale. Inutili i ripetuti tentativi di chiamare il numero telefonico indicato nelle mail. In varie lingue viene detto che gli operatori sono occupati». La famiglia si chiede ora dove saranno finiti il sangue e il tessuto del cordone ombelicale e, con una dose di fatalismo, si augura di non doverne avere mai bisogno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero