Congo, i dubbi dei missionari: «Perché l'ambasciatore non viaggiava su un'auto blindata in quella zona?»

credit Popoli e Missione
I missionari italiani in Congo sono sotto choc mentre salgono i dubbi. Chi vive in missione e conosce la realtà complicata di quel paese africano funestato da guerre civili...

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I missionari italiani in Congo sono sotto choc mentre salgono i dubbi. Chi vive in missione e conosce la realtà complicata di quel paese africano funestato da guerre civili e instabilità sa che in diverse zone è bene muoversi con precauzione. «Quella è una strada infida, non so come sia stato possibile che l’ambasciatore non viaggiasse su un mezzo blindato» spiega padre Gaspare Trasparano, comboniano a Popoli e Missione.

« Questa zona è tra le più altamente pericolose del Paese. Ma è la prima volta che viene colpito un ambasciatore, questo apre un caso diplomatico. E’ anche vero che ogni giorno avvengono fatti tragici, e massacri nel Nord Kivu». 

L'ambasciatore colpito dai proiettili, Luca Attanasio aveva incontrato una missione di saveriani sulla strada. Sono loro che alla rivista cattolica raccontano che si era speso personalmente per aiutare i bambini e ad ottenere dal governo congolese il nulla osta per l’adozione internazionale da parte dell’Italia. «Seguiva con passione diversi progetti umanitari in corso» afferma padre Gianni Magnaguagno.

 «Era molto affezionato a noi veniva volentieri e ci aveva già aiutato per l’apertura di un’attività agricola su in montagna a sostegno di una cooperativa sociale che crea lavoro. Ci aveva procurato un finanziamento per aprire una latteria».

Anche sua moglie, di nazionalità marocchina, è molto impegnata, e gestisce un’attività di recupero per ragazzi senza famiglia, minori che vivono in strada, esposti a mille pericoli e senza nessuno. La loro onlus si chiama Mama Sofia.

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Il Messaggero