Cile, le proteste non si fermano: 136 feriti, 792 arresti

Le proteste a Santiago
È stata una notte violenta, quella vissuta in Cile, nel quadro dello sciopero generale indetto dal Tavolo di unità sociale - che raggruppa decine di organizzazioni e...

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È stata una notte violenta, quella vissuta in Cile, nel quadro dello sciopero generale indetto dal Tavolo di unità sociale - che raggruppa decine di organizzazioni e sindacati del Paese - per protestare contro la mancanza di risposte del governo alle richieste della popolazione: tra le altre, maggiore uguaglianza, miglioramento del sistema sanitario, istruzione di qualità e cambiamenti nel sistema pensionistico.


La polizia ha riferito di 43 saccheggi, 792 arresti (237 persone per saccheggio), 108 poliziotti e 28 civili feriti, tra cui 6 feriti dalle cartucce di gas lacrimogeni sparati nella Regione metropolitana di Santiago, tra cui una donna che ha perso l'occhio a causa dell'impatto sul viso. La polizia ha anche segnalato attacchi a 13 caserme sul territorio nazionale nelle ultime 24 ore, portando a 188 il numero di assalti di questo tipo dall'inizio delle proteste sociali, il 18 ottobre. 

L'intervento di contrasto da parte di polizia e militari è stato talmente vigoroso da provocare denunce di uso eccessivo della forza e di violazione dei diritti umani da parte di HUman Rights Watch (Hrw) e di Amnesty International.

Il ministro dell'Ambiente cileno, Carolina Schmidt, a un incontro del Nueva Economia Forum a Madrid ha spiegato che il Cile ha deciso di rinunciare a ospitare la conferenza Onu sul clima a seguito dell'ondata di proteste. Il ministro ha parlato del momento che sta vivendo il paese sudamericano, sottolineando che «il Cile si è svegliato, perché la disuguaglianza è un germe di disagio e influisce direttamente sulla dignità delle persone». Ha riconosciuto che non avevano mai visto una mobilitazione simile, «non eravamo preparati, abbiamo fatto errori e siamo profondamente dispiaciuti». Tuttavia, Schmidt ha dichiarato durante l'incontro di Madrid che il modello economico cileno ha avuto successo e ha menzionato i dati sulla crescita economica, il calo dei tassi di povertà e, a suo avviso, la riduzione delle disuguaglianze. «Tuttavia, questo modello di successo, sfortunatamente, non ha raggiunto tutti i cileni allo stesso modo. Non è stato sufficientemente distribuito, non è stato sufficientemente condiviso», ha detto il ministro.


I cileni definiranno in un plebiscito che si svolgerà ad aprile 2020 il meccanismo con cui si redigerà una nuova Costituzione in sostituzione di quella del 1980 ereditata dalla dittatura di Augusto Pinochet. La decisione è stata presa da governo e opposizione il 15 novembre scorso dopo due giorni di discussioni in Parlamento. Nel referendum i cileni diranno se vogliono o no una nuova Costituzione e se essa sarà scritta da una Assemblea costituente o da una 'Commissione mista costituzionale'.
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Il Messaggero