Cristiani ancora sotto attacco e nel mirino dei jihadisti che hanno scelto di nuovo la domenica per seminare terrore e massacrare i fedeli durante la messa. Nel giorno in cui...
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La città è piombata nel panico e la gente si è barricata in casa mentre le attività commerciali hanno chiuso i battenti.
Gli assalitori erano poi fuggiti in moto verso il Mali, il cui confine dista solo un centinaio di chilometri. Dal 2014, la Francia ha schierato 4.500 militari nella zona del Sahel, nel quadro dell'operazione anti-jihadista Barkhane - in collaborazione con i paesi del G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) - ma senza venire a capo dell'attività di organizzazioni come Ansaroul islam, lo Stato islamico del grande Sahara, o il Gruppo di sostegno all'islam e ai musulmani che dal 2015, nel solo Burkina Faso, hanno provocato almeno 350 morti. E nello Sri Lanka, nonostante il via libera alla ripresa delle liturgie domenicali e l'annuncio da parte del presidente Maithripala Sirisena che è stato arrestato il 99% dei sospetti legati agli attentati suicidi di Pasqua che hanno provocato 258 morti, l'allarme terrorismo è ancora alto.
Forze militari e di polizia armate di fucili d'assalto pattugliano le strade che portano alle chiese e sono di guardia fuori dagli edifici. Chiunque entri è tenuto a mostrare documenti d'identità e viene perquisito. Il parcheggio è vietato nei pressi delle chiese e i funzionari hanno chiesto ai fedeli di portare con sé solo il bagaglio minimo. Le scuole cattoliche della capitale Colombo sono ancora chiuse e riapriranno il 14 maggio, mentre per il 16 è prevista una grande messa all'aperto a Negombo, teatro dell'attentato più sanguinoso: solo nella chiesa di San Sebastiano sono morte il giorno di Pasqua oltre 100 persone. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero