Campionessa di canoa partorisce dopo 3 mesi di coma e muore: fatale una crisi d'asma

Campionessa di canoa partorisce dopo 3 mesi di coma e muore: fatale una crisi d'asma
Per tre mesi è rimasta attaccata a una macchina affinché portasse a termine la gravidanza, ma Catarina Sequeira, campionessa portoghese di canoa, non...

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Per tre mesi è rimasta attaccata a una macchina affinché portasse a termine la gravidanza, ma Catarina Sequeira, campionessa portoghese di canoa, non vedrà mai suo figlio. La giovane è morta a soli 26 anni dopo aver partorito. Era finita in coma farmacologico in seguito a una crisi d'asma e la famiglia aveva scelto di tenerla in vita per tutto il tempo necessario, come riporta la stampa. Una storia che ha commosso il mondo intero, che ora si preoccupa per il destino del suo bambino.


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Il piccolo Salvatore è nato e sta bene, nonostante sia nato alla trentaduesima settimana e pesi solo 1,7 kg. «Ho sempre voluto essere padre, crescerà con me. Ora vi chiedo solo di rispettare il mio silenzio», ha detto il compagno Bruno Sapolo. Il mondo dello sport portoghese piange uno dei suoi campioni. Catarina aveva ottenuto il 15esimo posto ai Mondiali del 2010 e il dodicesimo posto nel Campionato Europeo del 2013. Aveva iniziato a gareggiare all'età di undici anni tenendo sotto controllo la patologia da cui era affetta sin da quando era piccola. Nessuno avrebbe mai immaginato che l'asma l'avrebbe portata alla morte. 



Il 26 dicembre scorso, quando era incinta, è stata vittima di un attacco mentre era sola in casa e poco dopo è stata dichiarata morta cerebralmente. In ospedale i medici hanno comunicato alla famiglia che non si sarebbe mai ripresa, ma che potevano far nascere il suo bambino. «Catarina era una ragazza indipendente e responsabile  - ha raccontato la mamma Maria - , mi ha fatto molto male decidere al suo posto, dal momento che non aveva mai firmato il consenso alla donazione di organi. Non sono pronta a vedere il mio nipotino, non voglio incontralo la prima volta con tutta questa sofferenza ancora nel cuore».
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Il Messaggero