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Da mangiare solo un po' di melanzane, un giorno si e un giorno no. In bagno solo ogni 24 ore e locali affollatissimi dove spesso è difficile anche sdraiarsi. È l'odissea cui sono sottoposti gli abitanti di Mariupol in fuga dalla città ma considerati 'sospettì e destinati ai cosiddetti 'campi di filtrazione'.
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La detenzione
Non una vera reclusione ma un fermo che dura almeno 36 giorni, il periodo minimo previsto dai russi per fare le loro indagini. A raccontarlo è il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, secondo quanto riporta Unian. «Gli occupanti hanno assegnato esattamente 36 giorni per la procedura di filtrazione, quindi ufficialmente non è una reclusione. Ma le condizioni sono invivibili: i locali sono sovraffollati con migliaia di persone, spesso costrette a stare in piedi o accovacciate», racconta. «Il cibo non viene servito tutti i giorni, i servizi igienici sono accessibili una volta al giorno, non sono previste passeggiate all'aria aperta e le giornate trascorrono scandite da lunghi interrogatori, torture, minacce di morte e coercizione», aggiunge Andryushchenko.
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Il Messaggero