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Stupri, camere di torture, mine antiuomo sui cadaveri. È solo una piccola parte dello scenario di Bucha, dove venticinque ragazze hanno anche raccontato di esser state violentate dalle forze russe. Lo ha raccontato alla Bbc Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino: le donne che hanno denunciato i fatti sono di età compresa tra i 14 e i 24 anni, un fatto che rende ancora di più l'idea dell'orrore vissuto in Ucraina. «Le violenze sono avvenute un mese fa. Continueremo a documentare questi terribili crimini e ogni criminale sarà punito», ha detto Denisova mentre Mosca nega di aver compiuto atrocità a Bucha.
Il vicesindaco di Bucha: mine sui cadaveri e camere di tortura
Ma non è tutto qui, anzi. Solo chi è per le strade di Bucha si rende davvero conto della situazione: «I russi hanno messo mine sui cadaveri dei civili - ha detto il vicesindaco Taras Shapravsklj a Rainews -. Per poterli identificare dobbiamo chiamare gli artificieri. E vediamo ovunque stupri, camere di tortura, circa 330 civili fucilati. E in molti sono stati bruciati da vivi. Abbiamo un caso di un bambino cui hanno ucciso il padre e tagliato le mani alla mamma. Il problema è che i russi non sono soldati esperti, non sanno combattere e reagiscono con rabbia alle sconfitte sul campo incassate dal nostro esercito».
«A Bucha non ci sono gas ed elettricità - continua - ma abbiamo rimesso in sesto le linee per comunicare. Oggi stiamo provando a sfamare e curare le persone: stiamo rimuovendo macerie e armi lasciate per rimettere in sesto tutto e cominciare a ricostruire. Oggi a Bucha siamo in 4 mila, prima della guerra eravamo 42 mila».
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