La Brexit dura, senza accordo, è più vicina. Il terzo no all'accordo con l'Unione europea «ha aumentato fortemente i rischi di un'uscita senza...
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Brexit, ecco cosa accade dopo il voto di oggi: gli scenari
IL CONSIGLIO EUROPEO
La linea dei Ventisette è quella discussa e concordata nell'ultima riunione del Consiglio europeo la scorsa settimana: saltata la proroga breve al 22 maggio non restano che due opzioni: no deal, niente accordo, o una proroga lunga che però non potrà essere al buio. È stata la presidenza francese a spiegare qual è adesso l'attesa dei governi Ue: «È urgente che il Regno Unito presenti nei prossimi giorni un piano alternativo: elezioni legislative, referendum, unione doganale Se ciò non avviene e se questo diventa più probabile, constateremo che il Regno Unito lascia l'Unione europea senza accordo». E ancora: «L'idea di un'estensione lunga che implichi una partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee non potrà che essere esaminata solo in presenza di un piano alternativo credibile, sostenuto dalla maggioranza del parlamento britannico». Una proroga che non può essere considerata automatica. Lo scenario migliore per la Ue è che Londra cambi rotta sulle future relazioni con l'Unione e accetti una prospettiva di allineamento alle regole del mercato interno che può essere perseguito con diversi gradi di intensità. Solo così può essere aggirato l'ostacolo delle frontiere irlandesi.
IL NUOVO PERCORSO
In sostanza, i Ventisette potranno concedere una proroga lunga solo a fronte di una roadmap precisa sul nuovo percorso politico britannico. Ciò implicherebbe la partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee. È una strada che viene considerata dai Brexiteers una capitolazione ed essenzialmente lo è. La partecipazione britannica al voto europeo, peraltro, non è facilmente digeribile anche per l'Unione europea: il Regno Unito avrebbe voce in capitolo su scelte politiche strategiche di una Unione dalla quale vogliono fuggire.
LO SCENARIO ALTERNATIVO
Ci sono le condizioni perché lo scenario alternativo alla hard Brexit si realizzi? A Bruxelles c'è molto scetticismo. Esasperati come non mai, i governi europei vedono infrangersi uno dopo l'altro le speranze di una resipiscenza da parte britannica: governo e parlamento non appaiono più in grado di uscire dalla gabbia che hanno costruito con ostinata perseveranza fino a restarne soffocati, tenendo in ostaggio l'Europa per quasi tre anni. Da parte europea, però, la preoccupazione per gli effetti di una hard Brexit è molto diffusa. Per ragioni economiche innanzitutto, in una fase in cui la crescita su scala continentale si indebolisce vieppiù e in cui continuano a prevalere istinti e pratiche protezionistiche a livello globale (su spinta americana). Ma anche per ragioni geopolitiche.
TONI BASSI
Non è un caso che la cancelliera Angela Merkel abbia tenuto in quest'ultima fase toni alquanto bassi. La preoccupazione è che già debole sul piano globale, l'Unione europea lo sarebbe ancor più una volta amputata di un grande Stato con una indubbia forza politica, economica, militare. A scanso di equivoci, la Commissione europea, confermando di essere «completamente pronta per uno scenario di mancato accordo alla mezzanotte del 12 aprile», avvisa Londra che «resterà unita».
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Il Messaggero