Brexit, Bercow contro Johnson: «Errore storico. Parlamento è diviso perché il paese è diviso»

La Brexit? «Il più grande errore di questo Paese nel dopoguerra». John Bercow lo dice a chiare lettere dopo aver dismesso i panni di speaker e detto addio alla...

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La Brexit? «Il più grande errore di questo Paese nel dopoguerra». John Bercow lo dice a chiare lettere dopo aver dismesso i panni di speaker e detto addio alla Camera dei Comuni dopo un decennio di presidenza dell'assemblea, all'insegna di uno stile interventista e istrionico, durante il quale molti vecchi compagni di partito Tory non gli hanno risparmiato l'accusa di partigianeria anti-brexiteer. Invitato dalla Foreign Press Association a tenere il suo primo discorso da ex, Bercow ha colto l'occasione per regolare qualche conto, per difendere il Parlamento dalle accuse e per fare in sostanza il controcanto al discorso d'avvio della campagna elettorale del premier conservatore Boris Johnson. Ma anche per svelare un segreto di Pulcinella: le sue attuali simpatie pro Remain, dopo una carriera politica costruita all'ombra della destra Tory più euroscettica. «Io non penso che (la Brexit) aiuterà il Regno Unito», ha affermato fra l'altro 'Mister Order', «rispetto il primo ministro, ma credo sarebbe meglio restare in un blocco di potere» come l'Ue.


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Bercow - sollecitato a più riprese a fare show e parlare di sé anche come personaggio, noto per le decisioni procedurali chiave prese durante i dibattiti sulla Brexit, oltre che per gli ormai televisivamente celebri richiami alla disciplina al grido 'order, order!' - ha quindi insistito che è stata la maggioranza parlamentare, non lui, a imporre nei mesi scorsi il rinvio ripetuto del divorzio da Bruxelles. Bercow del resto è tornato a difendere l'operato del Parlamento, messo oggi di nuovo sotto accusa da Johnson. «Il mio lavoro è stato quello di proteggere i diritti della Camera dei Comuni, e non mi devo scusare per averlo fatto», ha detto al riguardo, contestando apertamente gli attacchi del governo contro un Parlamento definito «di zombie» o paralizzato. «Il Parlamento non ha da vergognarsi, ha fatto bene il suo lavoro», ha replicato con il consueto mix di vis polemica e linguaggio ricercato l'ex speaker, non senza aggiungere poi ai microfoni di Sky Tg 24 di ritenersi «soddisfatto, più che orgoglioso» del compito svolto. E di mostrarsi dubbioso su un esito risolutivo delle elezioni del 12 dicembre, convinto che di Brexit «si continuerà comunque a parlare per altri 5-10 anni». Non foss'altro per il fatto che, nelle sue parole, «il Parlamento è diviso perché il paese è diviso».

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Il Messaggero