Bimbo di 4 anni ucciso con un colpo di pistola alla sua festa di compleanno: l'assassino è un imbucato

Bimbo di 4 anni ucciso con un colpo di pistola alla sua festa di compleanno: l'assassino è un imbucato
«Perché lo ha fatto? Che senso aveva uccidere mio figlio?». Vanessa Maia, 30enne di Baixada Fluminense, una regione nello stato di Rio De Janeiro, non si...

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«Perché lo ha fatto? Che senso aveva uccidere mio figlio?». Vanessa Maia, 30enne di Baixada Fluminense, una regione nello stato di Rio De Janeiro, non si dà pace. Il suo Enzo, 4 anni, è stato ucciso durante la sua festa di compleanno da un 21enne che non era stato invitato e che lo ha colpito con un proiettile al petto. Una follia sulla quale indaga la polizia e su cui sarà difficile fare chiarezza, viste le molteplici versioni fornite da Pedro Pedidor, l’uomo che ha fatto fuoco.

 
Secondo una prima ricostruzione la sparatoria è avvenuta di fronte alla casa della famiglia Maia. Il sospettato, che secondo Vanessa era ubriaco, non era stato invitato, ma si era presentato alla festa insieme a un amico di famiglia. Subito dopo la torta di compleanno Enzo e altri bambini erano usciti, seguiti da Pedro, un ex militare che ha recentemente lasciato l’esercito. L’uomo ha cominciato a giocare con i bimbi in una sorta di lotta, impartendo ordini con veemenza a Enzo, stringendogli il braccio e facendolo piangere.

«Ho sentito Pedro dire a Enzo di smettere di piangere - racconta Vanessa - così sono intervenuta e lo gli ho detto di lasciare soli i bambini. Con il senno di poi avrei dovuto insistere perché ne se andasse, ma non volevo rovinare la festa di Enzo mettendomi a discutere con quell’uomo. Ho asciugato gli occhi di mio figlio, l’ho calmato. Pochi attimi dopo Enzo era tornato a giocare con i suoi amici. Mi sono allontanata e poco dopo ho sentito uno sparo. Sono corsa fuori e ho visto mio figlio a terra. Pedro era accanto a lui e gli urlava di alzarsi».
 
Il proiettile ha colpito il bambino al petto trafiggendo la sua maglietta "preferita", quella con Hulk. Il padre di Enzo, Douglas, che aveva organizzato la festa di compleanno del figlio, ha detto che Pedidor ha cercato di scappare durante il trambusto. «Ha cercato di saltare in macchina e scappare, ma io ho visto cosa stava facendo e ho afferrato le chiavi della sua auto e la pistola. L’ho immobilizzato fino a quando non è arrivata la polizia. La gente mi esortava a sparargli, a ucciderlo.
Ma non è nella mia natura agire con odio. Credo che la giustizia debba fare il suo corso. Solo continuavo a chiedergli: "Che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto a mio figlio? Perché? Perché?».
 
Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto Pedidor discutere con Enzo Maia, ma adesso la polizia conta di interrogare tutti i presenti per mettere insieme i tasselli della tragedia. Intanto l’uomo ha già cambiato versione diverse volte. Prima ha raccontato di un colpo partito accidentalmente quando la pistola gli è caduta dalla cintura, poi che il piccolo gli aveva preso l’arma. Intanto rimarrà in carcere per possesso illegale di arma da fuoco e omicidio colposo.
  

«Non possiamo darci pace per quello che è successo. Non ha senso che qualcuno uccida un  bambino innocente senza una ragione - ha detto Vanessa - Siamo distrutti. Enzo non stava più nella pelle e non vedeva l’ora di festeggiare il suo compleanno. Ora per lui non ci saranno più feste. Dovremo convivere con il ricordo che è morto in una sparatoria senza senso nel giorno del suo compleanno». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero